Le banche sono oggi protagoniste una epocale metamorfosi, stimolata da diverse necessità: servire una clientela diversificata, affrontare la discontinuità posta dalle crisi improvvise (es. COVID-19) e gestire l’ingresso di nuovi attori, nuove tecnologie e nuovi obblighi regolamentari.

In tale contesto il sistema di amministrazione e controllo di una banca rappresenta la chiave di volta per accompagnare la transizione dell’impresa bancaria verso modelli innovativi,  che consentano di porre le basi per una crescita futura e recuperare competitività.

Nell’ultima decade è stata frequentemente enfatizzata la stretta relazione intercorrente tra il sistema organizzativo e di controllo delle banche e l’inadeguatezza della governance. All’organo di supervisione strategica e gestione delle banche è stata in ultima analisi attribuita la responsabilità di una risposta deficitaria nell’identificare, comprendere e controllare i rischi.

Il governo societario, inteso quale insieme delle regole, delle strutture e degli organi aziendali di cui si dota una banca nell’ambito dell’autonomia concessa dall’ordinamento per assicurare la trasparenza e l’efficacia della gestione, si riflette sulla capacità delle banche di misurare, gestire e contenere i rischi operativi che si manifestano in occasione di shock finanziari.

Ripensare la governance significa, oggi più che mai, rafforzare le strategie di controllo del rischio, proiettare la crescita delle banche italiane a livello internazionale e volgere lo sguardo al futuro del settore bancario. 

L’affermarsi del sistema monistico nello scenario internazionale

L’interconnessione e il dinamismo dei mercati finanziari a livello globale impongono alle banche italiane di orientare l’organizzazione dei sistemi di amministrazione e controllo verso modelli flessibili e adattabili a scenari economici mutevoli, oltre che all’evolversi del quadro normativo e prudenziale di riferimento.

La sfida trasformativa che le banche devono affrontare rende oggi i confini nazionali sempre più sfumati a vantaggio dell’integrazione di processi e tecnologie su scala transnazionale. Affrontare tale sfida significa disegnare modelli organizzativi flessibili in cui l’interazione tra tecnologia, flussi di dati e persone non duplica i controlli ma li migliora.

Affermatosi dapprima nel mondo anglosassone e apprezzato soprattutto dagli investitori stranieri, il modello di governance monistico è diventato negli ultimi decenni il sistema di amministrazione e controllo più diffuso a livello internazionale e può rispondere ad esigenze di modernizzazione, efficienza e trasparenza dell’assetto di governo delle banche.

Il sistema monistico è adeguato alle banche che abbiano una significativa operatività sui mercati internazionali, in cui tale modello è maggiormente conosciuto, o che facciano parte di gruppi internazionali che adottano tale forma organizzativa. Tra i pregi del sistema monistico, vi è quello di ottimizzare l’interazione tra l’organo di gestione e l’organo deputato al controllo. Nel costante contraddittorio inter-organico, l’organo di controllo è facilitato, rispetto al collegio sindacale nel sistema tradizionale, nello svolgere in modo particolarmente informato, e quindi più efficace, i suoi compiti di controllo sulla gestione.

L’evoluzione del quadro regolamentare della vigilanza europeo e la necessità di interagire in un contesto internazionale suggeriscono oggi di condurre una disamina di ampio respiro sull’adeguatezza del sistema di governo societario adottato dalle banche italiane. In un momento così delicato, KPMG può accompagnare le banche nel cogliere la sfida per disegnare la banca del futuro.