Le PMI dominano la scena del mercato M&A italiano

Le PMI dominano la scena del mercato M&A italiano

Fusioni e acquisizioni in Italia nei primi 9 mesi del 2019

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Max Fiani

Partner, Advisory

KPMG in Italy

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—   Circa 740 operazioni chiuse nei primi 9 mesi dell’anno (+18,4% rispetto allo stesso periodo del 2018);

—   Il controvalore complessivo si attesta intorno ai 32 miliardi di Euro (-15,4% rispetto al 2018)

 

Nei primi 9 mesi 2019 sul mercato italiano si sono registrate circa 740 operazioni di fusione e acquisizione tra imprese (+18,4% rispetto alle 626 del 2018) per un controvalore complessivo pari a 32 miliardi di Euro (-15,4% rispetto ai 38 miliardi del 2018). Un mercato in controluce che combina aspetti positivi e negativi e con i due principali indicatori, quello dei valori e quello dei volumi di attività, di segno opposto.

Il netto declino del mercato in termini di controvalori è dovuto principalmente alla riduzione dei Big Deal, causata da elementi di instabilità del quadro geopolitico (in particolare la guerra dei dazi USA-Cina e la mancanza di chiarezza sul tema Brexit) e dai segnali di rallentamento economico, provenienti non solo dall’Italia, ma anche da Paesi storicamente trainanti come la Germania.

Bisogna, d’altro canto, rilevare positivamente l’evidente accelerazione nel trend di utilizzo dell’M&A come leva di crescita da parte delle PMI, come evidenziato dal rilevante incremento in termini di numero di operazioni, anche se di valore più contenuto.

“Sottotraccia stiamo assistendo ad un interessante fenomeno di consolidamento in parecchi settori del Made in Italy. Si tratta spesso di operazioni di piccola taglia ma che denotano un atteggiamento imprenditoriale orientato alla crescita – sottolinea Max Fiani, Partner KPMG e coordinatore del Rapporto M&AGli imprenditori italiani si stanno rendendo conto che la dimensione è una variabile strategica per la competitività e che l’M&A accelera i percorsi di crescita e di internazionalizzazione. Si tratta di una buona notizia anche in chiave difensiva, rispetto all’assalto delle multinazionali estere.” 

Fusioni e acquisizioni tra società italiane

Sono state infatti 381 le operazioni finalizzate tra società italiane, con un incremento del 23% rispetto al dato di dodici mesi fa, che già rappresentava un record. Oltre al già citato contributo delle PMI, hanno contribuito a questo risultato alcuni dei serial acquirer: il Gruppo IMA ha finalizzato quattro acquisizioni nel settore dei macchinari per il packaging; il gruppo informatico Zucchetti ne ha messe a segno ben 11 ed EssilorLuxottica ha acquisito Barberini, il più importante produttore al mondo di lenti da sole in vetro ottico, per 140 milioni di Euro. 

Acquisizioni di società estere da parte di soggetti italiani

Cresce anche la propensione verso l’estero: 135 acquisizioni di società estere da parte di soggetti italiani, contro le 112 dei primi 9 mesi del 2018 (+20%). Ancora una volta è salita agli onori della cronaca Ferrero, che ha acquisito i business snack e biscotti del colosso americano Kellogg’s e la produttrice di biscotti danese Kelsen (rispettivamente per 1,2 miliardi e 270 milioni di Euro). Annunciati, ma non ancora finalizzati, l’acquisizione da parte di EssilorLuxottica del 76,72% del capitale della catena olandese GrandVision (per circa 5,5 miliardi di Euro) e l’accordo di condivisione delle torri in Italia tra Inwit e Vodafone (affare da complessivi 5 miliardi di Euro). 

Acquisizioni di società italiane da parte di soggetti esteri

Un incremento del 10% si è registrato anche nel numero di operazioni finalizzate nel nostro Paese da parte di investitori esteri: 225 contro le 204 del 2018, a parità però di controvalore complessivo pari a circa 13 miliardi. Come avvenuto 12 mesi fa, gli investitori più attivi risultano quelli statunitensi (60 operazioni); francesi (42) e britannici (33). Restano indietro i cinesi (6), che hanno però fatto registrare una delle operazioni più importanti, con l’acquisizione dello storico produttore di elettrodomestici Candy, di proprietà della famiglia Fumagalli, da parte del gruppo Qingdao Haier (475 milioni di Euro). 

Merger & Acquisition nel settore calcio secondo i dati KPMG

L’acquisizione della ACF Fiorentina da parte dell’italo-statunitense Rocco Commisso (165 milioni di Euro), fondatore di Mediacom, quinta azienda fornitrice di TV via cavo negli USA, conferma l’interesse degli investitori stranieri per il calcio italiano. Attualmente in serie A, oltre alla Fiorentina, sono in mani straniere Milan, Inter, Roma e Bologna. Evidentemente le squadre della Serie A italiana di calcio rappresentano un brand ed un prodotto che ha un potenziale di intrattenimento interessante sui mercati internazionali

L’IPO come prassi consolidata per accedere ai capitali

Il numero di IPO dall’inizio dell’anno (25) risulta in linea con quello registrato lo scorso anno (24). Come ormai prassi consolidata negli ultimi anni, il mercato alternativo (AIM) ha rappresentato la modalità più utilizzata per accedere al mercato dei capitali, con ben 23 quotazioni. Le 2 matricole sul MTA sono l’operatore fieristico riminese Italian Exhibition Group ed il colosso del settore dei pagamenti digitali Nexi, che ha raccolto oltre 2,3 miliardi di Euro tra aumento di capitale e cessione di quote da parte degli azionisti

Gli investimenti dei Private Equity

In crescita l’apporto dei Private Equity, che hanno investito oltre 8 miliardi di Euro finalizzando 112 operazioni (erano state 85 un anno fa), di cui 68 riconducibili ad operatori italiani. Tra i più attivi, si segnalano Alto Partners, Wise ed Idea Capital, con 3 operazioni ciascuno. Le operazioni di maggior rilievo sono state tuttavia quelle condotte da fondi esteri: Ardian ha acquisito Celli, società leader nella produzione di impianti e accessori per la spillatura della birra, da Consilium con un’operazione di Secondary Buy-Out; Carlyle ha rilevato la società vicentina Forgital, specializzata nella produzione di anelli e altri componenti forgiati di grandi dimensioni, dalla famiglia Spezzapria e dal Fondo Italiano di Investimento (oggi gestito da Neuberger Berman), che ne aveva acquisito una quota di minoranza nel 2013 e KKR ha finanziato l’acquisizione di Magneti Marelli da parte della sua controllata giapponese CK Holdings per circa 6 miliardi di Euro.

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