Il sistema bancario italiano sta affrontando una nuova fase. Dopo un 2022 caratterizzato da risultati record, il 2023 rappresenta un anno chiave per il settore bancario, che deve individuare nuovi scenari di sviluppo e modelli di business ‘sostenibili’, affrontando importanti sfide strategiche. Rialzo dei tassi d’interesse e inflazione, tensioni sul versante geo-politico e crisi energetica generano importanti elementi di discontinuità per il settore, sia sotto il profilo della marginalità del business, sia in termini di valutazione e gestione dei rischi. La possibile nuova ondata di NPL pone l’attenzione sulla qualità degli attivi bancari. Sullo sfondo i nuovi trend della regolamentazione e i temi trasformativi, come ESG e Digitale, che possono consentire l’innovazione dei modelli di servizio.
Sono questi alcuni dei temi che sono emersi nel corso del webinar ‘KPMG Banking Outlook 2023’, la terza edizione dell’evento virtuale che ha visto alcuni protagonisti di primo piano del settore confrontarsi sugli scenari evolutivi dei servizi finanziari.
Di seguito alcuni tra i tanti spunti emersi nel corso dell’evento.
Lorenzo Macchi, Partner, Head of Financial Services, KPMG
Veniamo da un anno molto positivo per il sistema bancario europeo ed italiano, con utili record e con buoni livelli di asset quality e di patrimonializzazione, grazie alla politica monetaria della BCE e alla dinamica dei tassi d’interesse.
In un contesto particolarmente incerto come quello attuale, le sfide per il settore bancario nel 2023 sono tre: la gestione del rischio di credito, a fronte della possibilità di una nuova ondata di NPL, la gestione del funding, con il termine delle operazioni di TLTRO a novembre e la necessità di reperire nuove fonti di finanziamento sul mercato adeguando i costi di raccolta, e il mantenimento della redditività, rinnovando il business model in ottica digitale e ESG.
La sfida tecnologica, in particolare, permetterà di migliorare il rapporto banca e impresa in termini di maggiore efficienza dei processi, risparmio di costi, ma anche di maggiore efficacia, aprendo nuove opportunità di confronto con il mondo imprenditoriale. L’obiettivo per le banche è svincolare gli investimenti IT dalla manutenzione di vecchie strutture legacy, che si sono stratificate negli anni per concentrarsi su nuove soluzioni.
Una delle eredità positive del periodo di crisi è la maggiore capacità delle banche di diversificare le valutazioni delle controparti in ottica settoriale e ‘single name’, cercando di valorizzare gli aspetti specifici dei singoli progetti industriali, per offrire alle aziende un portafoglio più completo in termini di advisory e di finanziamento.
Le priorità strategiche per le banche sono la forte attenzione al servizio al cliente, attraverso nuovi modelli di business digitali, e il tema della sostenibilità. La trasformazione ESG è legata non solo a temi di compliance normativa, ma riguarda anche il ruolo delle banche come supporto all’evoluzione del sistema produttivo, favorendo la transizione energetica. Sul tema ESG le banche stanno imparando a gestire nuovi dati, con la stessa efficacia con cui sono abituate ad elaborare i dati finanziari.
Corrado Passera, Amministratore Delegato, illimity
I risultati positivi registrati dal sistema bancario rappresentano un’opportunità, per gli azionisti, per le banche stesse e per i clienti. Si tratta di risorse utili per accelerare gli investimenti, da convogliare ad esempio nella trasformazione digitale. Il sistema bancario è solo all’inizio del processo di evoluzione tecnologica e ancora molto deve essere fatto in termini di nuovi servizi, machine learning, digitalizzazione delle procedure, intelligenza artificiale.
Purtroppo, ad oggi i sistemi informativi bancari sono legati a sistemi legacy non adatti all’innovazione, che richiede velocità, agilità, adattamento, collaborazione e integrazione con le fintech. Occorre passare ad architetture aperte capaci di integrare l’innovazione più velocemente, con notevoli benefici in termini di efficienza ed efficacia, diffondere l’innovazione a tutti i livelli e in tutte le funzioni e portare in banca competenze di trasformazione digitale e di sostenibilità.
Il credito alle piccole e medie imprese rimarrà un tema chiave in una fase di tassi così elevati. L’incremento dei tassi d’interesse, infatti, non potrà non avere impatti su molte aziende, che già si trovavano in una situazione di difficoltà e gestire questo aumento, che grava su famiglie e imprese, è una responsabilità delle banche. Basti pensare ai 300 miliardi di euro di crediti in Stage 2 che rischiano di deteriorarsi. Tuttavia, il sistema bancario, oggi, è assolutamente in grado di assorbire una eventuale nuova ondata di NPL, avendo raggiunto livelli di asset quality e di patrimonializzazione ottimi. In una fase così complessa, le banche possono fare molto, da un lato nell’accompagnare le piccole e medie imprese nei loro progetti, finanziando la crescita, gli investimenti, le aggregazioni, l’internazionalizzazione, dall’altro nel supportarle in questa fase difficile.
In sintesi, le banche devono essere valutate sulla capacità non solo di fare utili, ma anche di contribuire alla crescita del sistema economico e imprenditoriale.
Per quel che riguarda il processo di consolidamento cross-border attualmente una banca paneuropea non è favorita dalla regolamentazione, soprattutto per temi di antitrust. Un consolidamento di player europei richiede tre condizioni: la regolamentazione, la politica e le competenze manageriali.
Alessandro Decio, Amministratore Delegato, Banco Desio
Lo scenario attuale è caratterizzato da risultati ampiamente positivi per le banche italiane, sia in termini di conto economico, sia per quanto concerne le valutazioni di borsa. Parallelamente, anche il mondo industriale registra dati positivi, dal punto di vista dei bassi livelli di indebitamento. Gli elementi per la crescita economica ci sono tutti, ma il punto di attenzione rimane la liquidità: le piccole e media imprese dipendono prevalentemente dal funding bancario e in una fase critica come quella attuale è importante garantire al sistema produttivo i fondi necessari per la crescita. Il tema del rinnovo delle TLTRO è fondamentale, a nuove condizioni di mercato, per evitare una liquidity trap.
Le banche, sia le più innovative sia le più tradizionali, si sono strutturate per fornire agli imprenditori strumenti alternativi e complementari al credito bancario. La disponibilità di strumenti finanziari alternativi, come il private debt, può aiutare le aziende nel loro percorso di crescita, insieme ad un rinnovo delle garanzie pubbliche, che, a nuove condizioni, dovrebbero diventare uno strumento permanente di supporto al finanziamento delle piccole e medie imprese.
Il tema della tecnologia rimane fondamentale e sarà sempre più importante la collaborazione tra fintech e banche tradizionali. Investire in tecnologia vuol dire, però, anche investire nella formazione del capitale umano.
Ad oggi nel sistema bancario italiano c’è spazio per diverse tipologie di banche, di grandi dimensioni, di medie dimensioni, digitali, a patto che abbiano un modello di business che funziona e che siano capaci di rispondere alle esigenze della clientela. Servirebbero, però, campioni bancari europei che siano in grado di competere con le grandi banche americane e su questo tema sarebbe utile un supporto da parte del contesto regolamentare.
Stefano Caselli, Dean, SDA Bocconi, e Professore degli Intermediari Finanziari, Università Bocconi
Negli ultimi 10 anni le banche italiane hanno lavorato sulla robustezza patrimoniale, un argine contro ogni tipo di incertezza e crisi. La sfida vera per i prossimi anni è quella di indirizzare la straordinaria quantità di risparmio delle famiglie italiane, le cui attività finanziarie oggi ammontano a circa 5.300 miliardi di euro, di cui un terzo è rappresentato da liquidità, verso le piccole e medie imprese e l’economia reale più in generale. L’obiettivo è quello di rafforzare la struttura patrimoniale delle piccole e medie imprese, non solo per metterle in condizione di affrontare le prossime crisi, ma anche per accedere ai finanziamenti con migliori condizioni. In questa partita le banche giocano un ruolo fondamentale di facilitatore attraverso i servizi di advisory, sia dal lato delle imprese, sia dal lato degli investimenti.
Due sono le tendenze di medio-termine. Da un lato i tassi d’interesse cresceranno ancora un po’ per riportare l’inflazione auspicabilmente al 2%, dall’altro continuerà la (iper)regolamentazione per supportare la scelta di politica economica di avere banche solide che non possano più mettere in discussione il sistema economico e che siano in grado di integrarsi con i mercati finanziari.
C’è poi un’altra sfida che è quella di un consolidamento nel settore bancario a livello europeo: l’Europa ha bisogno di almeno un player italiano che si candidi per un’aggregazione cross-border che dia origine ad almeno un champion europeo in grado di competere realmente a livello globale. Ci sono, infatti, ambiti del settore bancario, come ad esempio l’asset management e l’investment banking, dove la dimensione è un fattore determinante. Per questo l’aggregazione a livello europeo dovrebbe essere un obiettivo di politica industriale, pena il rischio di vedere dirottare il risparmio italiano verso altre economie.