Per le imprese del settore manifatturiero è fondamentale, oggi, poter valutare vantaggi e svantaggi dei diversi mercati in cui è fare business. Per rispondere a questa esigenza, KPMG ha collaborato con il Manufacturing Institute (MI) nello sviluppo di un indice quantitativo del costo di fare business (CoDB, Cost of Doing Business) che mette a confronto in modo oggettivo 17 mercati manifatturieri a livello globale.

Il report ‘Where to manufacture’ offre una visione approfondita dei trend in atto, insieme ad approfondimenti condotti direttamente dai leader del manifatturiero di tutto il mondo.

La fiducia nelle supply chain è stata fortemente colpita dalle difficoltà registrate nel periodo di crisi causata dal COVID-19, le dispute sulle scelte di policy e sulle tariffe hanno pregiudicato il mercato globale, le richieste dei clienti e le loro aspettative sono cambiate. Molti nel settore si stanno chiedendo se il proprio business model sia ancora efficace nel nuovo contesto.

Il costo di fare business

Il costo di fare business si compone di costi primari, quelli che si possono misurare, e costi secondari, fattori cioè che influenzano la capacità del paese di fare business in modo efficiente e che incidono sui costi generali, come ad esempio la domanda del mercato locale, la catena di approvvigionamento locale, la disponibilità delle materie prime e delle componenti e le politiche di incentivazione fiscale.

Il costo del lavoro è solo una parte del costo primario, ad esso si aggiungono i costi dell’energia, i costi immobiliari, il costo del capitale e la pressione fiscale.

I costi ‘secondari’ (quelli cioè correlati all’ambiente economico, politico e regolamentare, alla presenza di adeguate infrastrutture e alla facilità di fare business) si rivelano spesso dei migliori indicatori dell’ammontare totale dei costi rispetto ai costi primari. Tuttavia, quantificare questi costi e il loro impatto sulle operazioni di un’azienda produttiva può rivelarsi complesso.

Le scelte di localizzazione

I risultati indicano, infatti, che i paesi che si sono posizionati meglio nell'indice dei costi secondari hanno ottenuto risultati migliori nelle classifiche generali. Delle prime cinque economie più competitive nella classifica generale, solo due – Malesia e Taiwan – hanno il punteggio del costo primario migliore rispetto a quello del costo secondario.

Fra i paesi che hanno ottenuto un punteggio migliore nell'indice CoDB complessivo, ci sono Canada, Taiwan, Corea del Sud, Malesia e Stati Uniti. L’Italia si classifica dodicesima nel ranking generale, con un sesto posto nell’indice dei costi primari e un dodicesimo nell’indice dei costi secondari.

Le scelte di localizzazione sono specifiche di ogni azienda, della sua catena di approvvigionamento e del suo accesso ai mercati, e può essere influenzata da diverse variabili: dal tipo di settore in cui l'azienda è attiva, dal prodotto, dall’ubicazione dei clienti e dalla strategia complessiva dell’azienda.

Il report ‘Where to manufacture’ si focalizza principalmente su alcuni fattori CoDB comunemente considerati nella localizzazione di uno stabilimento di produzione e i risultati forniscono una prospettiva ad ampio raggio sulle caratteristiche di vari paesi rispetto a questi fattori.

Tuttavia, alcuni fattori locali che influiscono sulle decisioni di localizzazione dell'azienda possono sfuggire parzialmente all’analisi a livello di singolo paese. Ad esempio, i costi di manodopera e affitto sono più alti nelle aree urbane rispetto alle aree suburbane o rurali. Per questo, KPMG, oltre al report, ha sviluppato un tool, che consente di modificare i pesi e di rivalutare il punteggio in base all'importanza relativa di questi fattori. Clicca qui per consultare il Cost of Manufacturing Operations Tool.