A fronte di uno scenario macroeconomico internazionale e domestico caratterizzato da diffusi e significativi rallentamenti, l’industria del factoring in Italia nel 2019 ha registrato risultati positivi, non solo in termini di crescita di turnover (+6,4%) e redditività (ROE: +1,8%), quanto piuttosto nella sempre più riconosciuta percezione nel mercato della sua funzione di partner finanziario del tessuto connettivo del sistema impresa italiano, anche nella sua peculiare azione di sostegno nello smobilizzo dei crediti commerciali vantati verso la Pubblica Amministrazione.

Nel suo rinnovarsi, nei prodotti, nei servizi, nei canali distributivi, nella sua capacità di mutare la natura stessa delle società, il Factoring si spinge verso le nuove frontiere di business e tecnologiche e in questa sua proattività/reattività risiede gran parte del suo successo.

L’invoice trading e il direct lending sono per ora caratterizzati da bassi volumi di mercato, ma rappresentano un fronte competitivo ineludibile sul quale giocare con nuovi paradigmi la sfida dei nuovi modelli di ‘cessione del credito’.

In questo contesto, il quadro che si delinea nell’analisi dei bilanci 2019 dei Factor ci restituisce l’immagine di un’industria resiliente, dinamica, versatile, che ha affrontato e sta affrontando sfide complesse mantenendo elevati standard di produttività, qualità del credito, efficienza, redditività e patrimonializzazione.

Le prospettive per l’industria del factoring

In questo sfidante scenario competitivo, le società di factoring dovranno qualificare sempre più e meglio le caratteristiche peculiari e distintive del proprio prodotto/servizio factoring in ottica ‘asset based lending’ per vincere la sfida del direct lending e dell’invoice trading.

Nel prossimo futuro la competizione globale spingerà il mercato del factoring verso la conquista di sempre più elevati livelli di efficienza operativa, tramite una specializzazione taylorizzata del proprio processo industriale, in cui le scelte di insourcing/outsourcing avranno nei nuovi paradigmi digitali i vettori di scelta discriminanti.

L’efficienza e l’efficacia operativa sono obiettivo prioritario per essere in grado di fornire da un lato servizi ad alto valore aggiunto alla clientela e dall’altro assicurare il governo della ‘qualità’ del credito, la generazione di redditività e, in ultima istanza, garantire l’atteso ritorno di beneficio a tutti gli stakeholder, in un bilancio di impresa e sociale che vede nel factoring uno strumento privilegiato per attivare la ripresa del nostro Paese.

Inoltre, gli operatori del settore devono affrontare un quadro normativo e regolamentare in continua evoluzione e non sempre armonico. Basti pensare alla presenza sul mercato di operatori vigilati e operatori non vigilati o alla nuova definizione di default che non tiene conto delle caratteristiche del credito commerciale verso la nostra Pubblica Amministrazione.

L’impatto del COVID-19 sul mercato del factoring

I Factor si trovano a dover affrontare gli impatti derivanti dal COVID-19, con effetti sui bilanci del settore già a partire dal 2020. Al 30 giugno 2020, la variazione del turnover aggregato del mercato factoring ha fatto registrare una riduzione del 13% rispetto al primo semestre dell’anno precedente.

Rimane ancora forte la preoccupazione per l’evolversi della pandemia e gli effetti economici si faranno sentire a lungo, soprattutto nel nostro Paese già affetto da cronici disequilibri.

Oggi si ha la forte impressione condivisa che il COVID-19 rappresenti un decisivo punto di svolta. Non si tornerà al ‘business as usual’ e la ‘nuova realtà’ è in gran parte da inventare e riconquistare. Una nuova sfida che il factoring ha già raccolto ponendosi, come sempre, a fianco delle imprese.

Nel prossimo futuro, in un quadro regolamentare articolato, complesso e sostanzialmente ‘restrittivo’ (DoD e Calendar provisioning), le società di factoring saranno chiamate sempre più, e sempre meglio, a valutare le potenzialità di business dei propri ‘cedenti’ ed il merito creditizio dei propri ‘debitori’.

In questo modo i Factor da un lato convoglieranno risorse finanziarie verso il ‘circolante’ di imprese e settori merceologici che più efficientemente ed efficacemente di altri possono innescare e trainare la ripresa nel post lockdown, e dall’altro dovranno tempestivamente attrezzarsi a gestire le probabili situazioni di crisi/insolvenza che il COVID-19 lascerà durante e dopo il suo passaggio. La mitigazione di tali rischi passa sempre più attraverso l’attivazione di coperture assicurative (riassicurazione) e la presenza di garanzie terze, ma anche tramite strategie di funding differenziate che consentano di limare al ribasso i costi di sostegno del capitale investito.

In questo scenario evolutivo è ragionevole prevedere nel prossimo futuro una compressione della marginalità economica del factoring. Il monitoraggio predittivo dell’evolversi degli equilibri patrimoniali finanziari ed economici delle società di factoring diventerà una necessità improcrastinabile per assicurare, attraverso adeguati strumenti di Pianificazione e Controllo, un tempestivo e privilegiato punto di osservazione, controllo e misurazione. Tale osservatorio consentirà di definire e correggere (in itinere) le strategie ed i Piani industriali delle istituzioni finanziarie in questo delicato momento di passaggio.

Per comprendere lo stato dell’arte dell’industria del factoring in Italia, KPMG ha condotto un’analisi di bilancio su un campione di 32 società di factoring italiane, che rappresentano circa il 95% del mercato in termini di turnover.