Il mondo del lavoro sta cambiando. Le assicurazioni tradizionali possono tenere il passo nell’era della gig economy?
Le assicurazioni tengono il passo della gig economy?
Gig economy e nuove opportunità per gli assicuratori
La gig economy, uno dei prodotti della disruption digitale, è tra i più importanti trend che hanno influenzato il mondo del lavoro nell’ultimo decennio.
Per gig economy si intende l’insieme di lavori provvisori e di breve durata, svolti da freelance e contractor indipendenti, che stanno trasformando l’economia tradizionale e i metodi con cui le organizzazioni assumono, formano, premiano e gestiscono i propri dipendenti. La gig economy non deve essere vista solo come un’opportunità di impiego, ma come un vero e proprio mercato in crescita.
Misurare con precisione questo fenomeno globale non è facile, specialmente perché si potrebbe sottostimare la sua reale portata, se si considerasse il lavoro gig solo come fonte primaria di reddito. Negli Stati Uniti più del 35% dei lavoratori sembra far parte della gig economy e si prevede che il numero crescerà fino ad arrivare al 43% entro il 2020. In Europa, la portata della gig economy come fonte secondaria di reddito è in crescita, specialmente in Italia e in Austria. In paesi come Cina, India, Indonesia e Brasile, il numero di lavoratori coinvolti risulta anche maggiore, considerando che per molti la gig economy è la fonte primaria di reddito.
Sono diverse le motivazioni di questi nuovi freelance: un’alternativa più flessibile al tradizionale lavoro ‘dalle 9 alle 5’, un incremento della fonte primaria di reddito, un lavoro più vicino ai propri interessi e, in alcuni casi, una transizione verso la pensione, ecc. Infatti, è un falso mito che la gig economy piaccia solo ai millennial!
Nuove tecnologie e gig economy
Sicuramente la tecnologia ha giocato un ruolo importante per questo nuovo modello di business e di lavoro. Le più moderne piattaforme online, insieme alla proliferazione dei dispositivi mobile, hanno aperto la strada alla gig economy creando un incontro immediato tra offerta e domanda, collegando i fornitori di servizi con coloro che invece ne hanno bisogno.
Fondamentalmente, ci sono due principali tipi di piattaforme digitali per la gig economy: quelle che si basano sul lavoro, che permettono alle persone di fornire servizi, portare a termine mansioni come guidare un’automobile (ad esempio Uber), consegnare pacchi e cibo (come Deliveroo) e assemblare mobili (TaskRabbit); e quelle incentrate sui beni, che permettono alle persone di noleggiare o vendere quanto possiedono ma non utilizzano (AirBnb o eBay).
Queste piattaforme si sono evolute e hanno fatto sì che nel tempo la gig economy si trasformasse da un mercato C2C, con offerte/domande di prodotti fatte direttamente tra singoli individui come avviene su eBay (fondata nel 1995), in un mercato B2C con nuove modalità di utilizzo di beni e conoscenze sottoutilizzati. La gig economy è ora anche un mercato B2B, con transazioni tra differenti settori e la domanda di nuovi prodotti assicurativi.
Il gap assicurativo della gig economy
Poiché la gig economy è un modello di lavoro nuovo, flessibile e provvisorio, non garantisce i benefit e la protezione, che, invece, sono garantiti dal tradizionale lavoro a tempo pieno, come ad esempio le assicurazioni sanitarie e sulla vita, le assicurazioni in caso di disoccupazione, le ferie pagate o i giorni liberi e la garanzia di un minimo salariale. I lavoratori (e i consumatori) gig, non essendo coperti dall’assicurazione del loro datore di lavoro, possono essere esposti a rischi maggiori rispetto ai lavoratori tradizionali. Inoltre, potrebbero non essere del tutto consapevoli di questi rischi, in quanto il lavoro gig non rientra precisamente nei modelli di assicurazione personale o commerciale. Infatti, le assicurazioni sull’individuo non coprono quegli incidenti che, per esempio, sono causati dal trasporto di passeggeri con la propria macchina utilizzata a fini commerciali; e la copertura che viene fornita da alcune piattaforme di ride-sharing non è sempre sufficiente e può comunque esporre i lavoratori a responsabilità.
Pertanto, la gig economy ha creato un gap significativo a livello di protezione e assicurazione per questo genere di lavoratori.
Questo è il motivo per cui tutto ciò rappresenta una grande opportunità per il settore assicurativo: fornire nuove polizze su misura per i numerosi lavoratori gig, in quanto questo modello di lavoro richiede un diverso modo di pensare l’assicurazione, con prodotti flessibili e capaci di adattarsi a richieste istantanee e particolari.
C’è spazio per gli assicuratori tradizionali nella gig economy?
Gli operatori tradizionali affrontano sfide come il pricing delle polizze, che si basa su anni di serie storiche sulle perdite, sistemi tecnici obsoleti e complesse strutture organizzative non sempre facili da adattare.
D’altro canto, i lavoratori gig hanno bisogno di transazioni veloci e ‘senza frizioni’ e cercano una copertura assicurativa nuova, flessibile e che duri solo quanto serve, perché non hanno intenzione di pagare premi annui, che coprirebbero inutilmente anche i periodi di tempo in cui non lavorano.
Le insurtech con le loro polizze semplici, digitali e on-demand stanno al momento rispondendo meglio ai bisogni di questo nuovo segmento di mercato. Sfruttano, infatti, le loro piattaforme all’avanguardia basate su algoritmi di intelligenza artificiale, aggirando il tradizionale processo di sottoscrizione e gli attuali sistemi legacy, per stabilire il prezzo della polizza attraverso un modello flessibile e connesso all’effettivo utilizzo (o una sottoscrizione mensile) e ai comportamenti/bisogni del lavoratore stesso.
Tuttavia, anche i grandi assicuratori che desiderano entrare in questo settore potrebbero decidere di adattarsi rapidamente oppure di collaborare con delle startup per cogliere le opportunità offerte da questo nuovo mercato, dal momento che il gap da colmare è molto ampio per il grande numero di individui che operano nella gig economy.
Sono infatti già in atto molte collaborazioni e partnership di successo tra le compagnie di assicurazione e le insurtech, che spesso rappresentano il modo più semplice e veloce per gli operatori tradizionali di lanciare questi prodotti micro, scalabili e on-demand.
Conclusioni
Sebbene non conosciamo esattamente come sarà il lavoro del futuro – in particolare ci sono preoccupazioni riguardanti lo status legale dei lavoratori gig in molte aree del mondo e la possibilità che essi possano essere sottoposti alla regolamentazione del lavoro – tutti i segnali indicano, comunque, che la gig economy continuerà a crescere e che conseguentemente il settore assicurativo continuerà a trasformarsi.
Il prossimo grande passo sarà quando l’assicurazione sanitaria, i piani pensionistici e benefit, come opzioni su azioni e finanziamenti, diventeranno ‘trasferibili’ e non esclusivi del lavoro tradizionale, aprendo le porte al mercato gig. Questo potrebbe già cominciare ad accadere con i maggiori player del mercato, come Airbnb e Uber, ed alcune delle più grandi compagnie assicurative che si stanno muovendo per cercare di attrarre un segmento più ampio della società, che includa anche chi non ha un salario fisso, attraverso piani assicurativi semplici, flessibili e a scadenza mensile.
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