Il 2024 rappresenterà un anno chiave per il settore bancario che, dopo un biennio di risultati estremamente brillanti, dovrà individuare nuovi scenari di sviluppo in un contesto caratterizzato da grande incertezza.
Di fronte ad uno scenario macroeconomico con prospettive di crescita piuttosto deboli, le banche devono dimostrarsi capaci di convogliare l’enorme massa di risparmio privato verso l’economia reale sostenendo la crescita del Paese. Guardando al futuro, il sistema bancario ha anche l’opportunità di impiegare le risorse derivanti dalla straordinaria redditività dell’ultimo biennio per promuovere una strutturale modernizzazione dell’industry, attraverso nuove operazioni di aggregazione e iniziative di innovazione ‘trasformativa’, che faccia evolvere i modelli di servizio alla clientela guardando non solo al tema dell’efficienza e dell’efficacia, ma anche alla qualità della relazione con i clienti. Su questo fronte la sfida della ‘digital transformation’ chiama in causa il difficile equilibrio tra i modelli di banca innovativi e quelli più tradizionali ed in generale l’importanza della fiducia con i clienti. A rendere ancora più complesso il panorama, il tema dei rischi emergenti e la conseguente nuova regolamentazione su ambiti quali gli ESG, la cyber security e l’AI.
Sono questi alcuni dei temi emersi nel corso del webinar ‘KPMG Banking Outlook 2024’, la quarta edizione dell’evento virtuale che ha visto alcuni protagonisti di primo piano del settore confrontarsi sugli scenari evolutivi dei servizi finanziari.
Un ricco confronto tra gli ospiti, di cui abbiamo raccolto qualche spunto.
Lorenzo Macchi, Partner, Head of Financial Services, KPMG
Le banche vengono da un biennio di importanti risultati, caratterizzati da utili e ROE a livelli record, e con dati di patrimonializzazione e di controllo del rischio che sono molto positivi. Lo scenario però è in continua evoluzione. Per comprendere quali sono le principali sfide strategiche che le banche italiane si trovano oggi ad affrontare, KPMG ha effettuato una survey coinvolgendo 11 istituti di credito italiani che rappresentano circa l’80% del totale attivo consolidato del sistema. I risultati sono chiari: la principale sfida nei prossimi 12 mesi è rappresentata dalla riduzione della forbice dei tassi d’interesse, seguita dall’aumento del costo del funding e dalla crescente pressione regolamentare in ambito ESG. A fronte di queste sfide strategiche, le leve di azione identificate dalle banche sono l’efficientamento dei processi, l’ottimizzazione dei costi e una rifocalizzazione sui ricavi commissionali, temi legati alle pressioni attese sulla redditività da margine d’interesse, e l’integrazione dei principi ESG.
Sul possibile deterioramento della qualità del credito, le banche negli ultimi anni, anche su richiesta delle autorità di vigilanza, hanno aumentato il provisioning e gli accantonamenti. Oggi c’è una maggiore stabilità del sistema finanziario, che è evidente sia osservando gli stock di NPL e i nuovi flussi, sia dal punto di vista dei livelli di copertura.
Un’attenzione particolare va posta, invece, ai modelli di business: soprattutto in un contesto di utili record, per le banche si aprono importanti opportunità in tema di trasformazione digitale, utilizzo dell’intelligenza artificiale e introduzione delle tematiche di sostenibilità per favorire il percorso di transizione energetica del sistema industriale italiano. C’è una forte attenzione per capire come integrare le nuove opportunità nei processi produttivi e commerciali, attraverso innovazioni di processo, di gestione del cliente e di risk management.
Data Analytics e Intelligenza Artificiale rappresentano i driver principali di innovazione digitale per il sistema bancario, in quanto riescono a coniugare due elementi fondamentali di vantaggio competitivo: il miglioramento del servizio al cliente e una più efficace gestione del rischio.
Per quanto riguarda il processo di consolidamento del settore bancario, la sfida più importante è la costituzione di una ‘vera’ unione bancaria a livello europeo e quindi la possibilità di vedere dei player che possano competere a livello continentale e globale: oggi, infatti, la classifica delle top 10 banche a livello globale non vede la presenza di banche europee. L’altro tema è il completamento dell’ondata di consolidamento nazionale e qualche operazione potrebbe concludersi nei prossimi mesi. L’M&A deve essere sempre a servizio della strategia e negli ultimi mesi ci sono state operazioni di questo tipo, ad esempio, in ambito payments.
Edoardo Ginevra, Condirettore Generale e CFO, Banco BPM
Il settore bancario europeo viene da un periodo di forte ripresa della redditività, con le banche italiane che si sono distinte in questo. Difendere, consolidare e, se possibile, migliorare i risultati conseguiti è la sfida per il settore. I fattori di successo sono tre: in primo luogo, la diversificazione dei modelli di business, e quindi affiancare all’intermediazione creditizia la capacità di generare commissioni, in secondo luogo l’efficientamento dei costi e, a seguire, la qualità del portafoglio creditizio, contenendo gli effetti negativi del rialzo dei tassi, in un contesto comunque molto più solido rispetto a qualche anno fa. Basti pensare che il default rate delle imprese italiane si è ridotto a un quarto rispetto al dato del 2015.
Per quanto concerne il rischio di credito, nei prossimi mesi un aumento dei tassi di default è verosimile, ma per fortuna si tratta di situazioni gestibili. Da questo punto di vista, la vigilanza della BCE ha avuto un effetto dirompente sulla qualità dei processi creditizi, sulla affidabilità della concessione e del monitoraggio e, quindi, sulla severità nella gestione dei default e questo si è riverberato sulla qualità dei portafogli. Nel prossimo futuro ci sarà un incremento del rischio di credito, ma tutte le banche sono attrezzate per gestirlo.
Dal punto di vista della regolamentazione, in un settore che intermedia fiducia come quello bancario la vigilanza è fondamentale. Basilea 4 sarà un elemento di discontinuità importante e bisognerà prepararsi. Dovrebbe essere l’ultima ondata di una serie di regolamentazioni che ormai da 15 anni caratterizza il settore, ma le banche sono ormai abituate a gestire queste novità.
Gian Luca Sichel, CEO, Compass Banca e Mediobanca Premier
Il tema chiave oggi è capire come i risultati conseguiti dalle banche possano essere sostenibili anche in futuro. Non è solo un tema di margine d’interesse versus commissioni, ma si tratta di comprendere la sostenibilità della ‘natura’ di questi ricavi. La banca ha il ruolo chiave di fornire liquidità al sistema e, in un contesto di tassi in attesi in discesa e di riduzione della forbice, è importante la specializzazione nel saper fare bene il lavoro di intermediazione. Parallelamente, il Wealth Management è uno dei settori dove tutte le grandi banche vogliono puntare, ma, anche in questo caso, è importante la specializzazione. Servono piattaforme digitali combinate alla qualità degli advisor e know-how in tema di passaggio generazionale. Tutto questo richiede un focus manageriale e investimenti per intercettare un trend che caratterizzerà il mercato nei prossimi 3 anni.
In futuro cambierà il concetto di banca, perché il focus si sposterà sulla ‘risposta ai bisogni dei consumatori’, che siano transazionali, di investimento o di protezione. In quest’ottica, la specializzazione sarà fondamentale. La tecnologia e le fintech aiuteranno in questo percorso, poiché l’innovazione sarà soprattutto sui processi, più che sui prodotti. Le fintech, quindi, non rappresenteranno una minaccia per le banche, ma uno stimolo e potenzialmente un alleato. Nella grande maggioranza dei casi le fintech generano un valore che può trovare posto nel modello di business di una banca. Per contro, nel concetto di risposta ai ‘bisogni bancari’, le big tech potrebbero inserirsi come competitor nell’offerta di alcuni servizi finanziari.
Iacopo De Francisco, CEO, Banca CF+
Le aziende che oggi chiedono credito alla nostra banca hanno rate importanti che dovranno essere ripagate nel 2024 e la capacità restitutoria in molti casi è limitata. Queste situazioni di difficoltà probabilmente miglioreranno nella seconda parte dell’anno con il ribasso dei tassi. La richiesta di liquidità da parte delle imprese al momento è ancora collegata alla necessità di ripagare i debiti, mentre la domanda di credito per investimenti è oggi ancora in ribasso. C’è un leggerissimo peggioramento della qualità del credito in termini di sofferenze e ci si aspetta un lieve incremento del rischio di credito nei prossimi mesi.
La trasformazione digitale è un passaggio fondamentale per la nostra banca: nei prossimi mesi CF+ lancerà un’offerta di digital landing, che permetterà di dare una risposta ai clienti in 3 giorni. Il tema oggi non è dare più credito, ma darlo in modo più efficiente, con tempi più brevi, per rispondere alle esigenze delle PMI che nel contesto attuale sono più in difficoltà.
Stefano Caselli, Dean, SDA Bocconi, e Professore degli Intermediari Finanziari, Università Bocconi
La partita vera per il sistema bancario nel 2024 e nei prossimi anni è legata al ruolo delle banche nel sostenere la crescita del PIL del Paese. I fronti su cui lavorare sono tre. Da un lato, ci sono ben 5.300 miliardi di euro di attività finanziarie nelle mani delle famiglie italiane, con una larga quota liquida e quindi contendibile. Questo tema rilancia l’importanza del Wealth Management, ma anche il ruolo fondamentale del sistema finanziario di convogliare questa enorme massa di risparmi verso l’economia reale e lo sviluppo. Il secondo asse è quello della sostenibilità: la transizione energetica è un percorso lungo e costoso e le banche possono essere un partner importante per le imprese. Il terzo elemento è quello dello sviluppo del sistema industriale, un tema evergreen per l’Italia, ma è l’eterna partita di come le banche possono essere complementari ai circuiti di mercato. C’è tanto da fare, ma ci sono anche importanti opportunità.
Dal punto di vista della solidità del nostro sistema bancario, i livelli di patrimonializzazione sono oggi il doppio rispetto a quello che era stato pensato in origine. Questo dà tranquillità perché il sistema bancario in Italia e in Europa è oggi attrezzato per gestire eventuali onde d’urto.
Per quanto concerne i modelli di business del futuro, oltre alla partita dell’innovazione tecnologica, le banche devono focalizzarsi su due trend emergenti. Da un lato, il cambiamento nelle preferenze dei clienti, soprattutto i giovani, con nuove abitudini di consumo e nuovi bisogni. Progressivamente i consumatori faranno cambiare le banche, in termini di agilità, di risposte real time e di modelli di acquisto. Dall’altro lato, in futuro sempre di più le banche saranno valutate come ‘somma delle parti’, perché saranno l’aggregato di business molto diversi. Sotto questo punto di vista, la specializzazione tenderà a premiare rispetto al modello di banca universale, con il Wealth Management al centro.
Guardando ai risultati delle banche nell’ultimo biennio, nel prossimo futuro le politiche di distribuzione dei dividendi si stabilizzeranno, ma è importante ricordare che gli investitori vanno attratti e sostenuti. Agli investitori delle banche negli scorsi anni sono stati chiesti dei sacrifici e adesso è il momento di dare la giusta remunerazione. In futuro bisognerà stabilizzare la politica di distribuzione dei dividendi, in modo tale che le banche siano attraenti per gli investitori, perché senza questo il sistema bancario perde di solidità, di stabilità e di capacità di incidere.
Per quanto concerne il processo di consolidamento del settore bancario, un po’ di aspettativa c’è, ma deve essere selettivo, ed essere fatto solo se crea valore. Nel prossimo futuro se l’Europa vuole avere una Banking Union forte dovrà spingere verso una grande operazione di M&A cross border, ma se accadrà sarà anche in questo caso selettiva.