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      Nel breve termine, l'Europa si trova ad affrontare prospettive di crescita modeste, con una crescente incertezza che grava sugli investimenti delle imprese e sulla fiducia dei consumatori. Il PIL dell'Eurozona è previsto in aumento di circa lo 0,9% nel 2025 e dell'1,1% nel 2026.

      Il quadro è tuttavia eterogeneo, con una crescita complessiva contenuta che nasconde performance divergenti tra i diversi paesi del continente. Le economie europee sono caratterizzate, infatti, da profonde differenze nei fondamentali economici, nonché da diverse esposizioni agli attuali venti geopolitici contrari.

      Le economie dell'Europa meridionale e orientale, come Spagna e Polonia, stanno registrando ottime performance, grazie alla robusta domanda interna, agli investimenti mirati e al solido andamento del mercato del lavoro.

      Al contrario, molte economie chiave, come Germania e Francia, continuano a dover affrontare vincoli strutturali e fiscali che potrebbero limitarne la crescita.

      Le tensioni commerciali si confermano il principale rischio per l'Europa

      Ad oggi, l’incertezza legata alle tensioni commerciali tra i continenti rappresenta una delle principali minacce alla crescita per i paesi europei. L’esito positivo del processo di negoziazione di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea potrebbe portare un margine di crescita limitato, fino allo 0,1% nel 2026, poiché il ritorno a un commercio sostanzialmente libero da dazi sembrerebbe al momento non essere possibile. In una fase complessa come quella attuale, l’incertezza riguardo alla portata dei negoziati commerciali in corso e all’esito dei potenziali accordi potrebbe bloccare la crescita degli investimenti.

      Uno scenario ‘al ribasso’, che prevede un ritorno a dazi nominali più elevati, potrebbe avere un impatto significativo sulle economie più piccole e su quelle ad alta intensità commerciale, come l’Irlanda, la Svizzera e la Germania, che potrebbero registrare cali del PIL fino all'1,4%.

      L'Europa rimane, infatti, molto vulnerabile a un'escalation dei dazi, in particolare sui prodotti farmaceutici, che rappresentano un'ampia quota delle esportazioni per diverse economie europee. Questa persistente incertezza sta creando un certo grado di cautela nella pianificazione aziendale e negli investimenti.

      L'aumento della spesa per la difesa potrebbe essere meno consistente del previsto

      Il contesto geopolitico in rapida evoluzione sta determinando una riorganizzazione della spesa per la difesa a livello europeo, con i governi di tutto il continente che annunciano piani per stanziare maggiori finanziamenti.

      L'impegno ad aumentare le spese per la difesa potrebbe, però, mettere ulteriormente a dura prova le finanze pubbliche, generando potenzialmente maggiore pressione sui governi europei già fortemente indebitati.

      L’incremento degli investimenti nella difesa in Europa potrebbe, tuttavia, offrire anche l'opportunità di concentrarsi maggiormente sulla ricerca e sviluppo, con ricadute positive per le tecnologie a duplice uso e per i sottosettori della difesa ad alta intensità di ricerca come l'aerospaziale, la sicurezza informatica, la robotica avanzata e i droni autonomi.

      KPMG Global Economic Outlook

      European Economic Outlook

      Prospettive di crescita deboli in Europa nel prossimo biennio. Le previsioni KPMG.


      Contatti

      Francesco Gagliardi

      Partner, Head of Markets

      KPMG in Italy