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L’attuale scenario geopolitico, assolutamente inedito e caratterizzato da incertezza, frammentazione e turbolenza, ha determinato un’impressionante accelerazione della crisi dell’ordine internazionale generando un ribaltamento degli equilibri creati dopo la II Guerra Mondiale.

Il contesto è quello di una recessione geopolitica, senza una chiara leadership a livello globale, e di un nuovo ordine macroeconomico, in divenire e ancora tutto da interpretare.

In un mondo che rimane fortemente interconnesso, ma anche sempre più diviso, le scelte delle aziende dipendono da un sistema politico ed economico instabile e in continua evoluzione, per questo, la comprensione del rischio geopolitico è un fattore critico di successo per le aziende globali. 

La frammentazione geopolitica: l’aumento dei costi regolamentari e la guerra dei dazi

Il decoupling Est-Ovest è un fenomeno che ha radici profonde, ma ha avuto impulso negli ultimi anni e una decisa accelerazione con la nuova amministrazione americana. Ne è conseguita una frammentazione regolatoria, fiscale, commerciale, che sta generando per le aziende globali maggiori costi di compliance e di armonizzazione.

La frammentazione geopolitica, oltre a generare complessità e costi, sta determinando politiche protezionistiche e il riemergere di barriere doganali: solo nel 2024 sono state implementate 3.420 barriere e tariffe doganali, contro le 500 del decennio precedente.

L’internazionalizzazione dell’economia italiana in un contesto geopolitico instabile

In questa fase di instabilità geopolitica e di guerra di dazi per l’economia italiana, 6° paese esportatore al mondo, con circa 630 miliardi di euro di esportazioni nel 2024, si apre un tema di percorsi alternativi alle rotte di globalizzazione tradizionali. Tuttavia, la diversificazione dei mercati di sbocco con altre geografie (Africa, Sud-Est asiatico e Golfo) è un esercizio non facile dal momento che si tratta di mercati con morfologie molto diverse.  

Lo stesso discorso vale per le catene di fornitura e l’approvvigionamento delle materie prime: ci sono aziende italiane multinazionali che stanno valutando strategie di re-shoring e nearshoring.

La resilienza delle aziende globali passa dalla capacità di tracciare nuove rotte e diversificare i mercati.

La geopolitica entra nel radar delle imprese

In uno scenario così complesso il rischio geopolitico è tra le maggiori preoccupazioni delle aziende e la gestione di questo rischio è in cima all’agenda di ogni consiglio di amministrazione nelle aziende che operano a livello globale

Per guidare la propria organizzazione verso il successo, anche in questi tempi, gli imprenditori devono fare delle scelte strategiche tenendo nella dovuta considerazione la variabile geopolitica.

La geopolitica deve essere una variabile inclusa nei processi di pianificazione strategica e le aziende devono affinare capacità di scenario analysis e di forecasting: i piani industriali vanno visti come strumenti dinamici e flessibili in base ai nuovi scenari in continuo mutamento.

Le aziende che anticipano attivamente i cambiamenti geopolitici, anziché reagire ad essi, non solo mitigando i rischi d’impresa, ma trasformandoli in opportunità di crescita e stabilità, hanno maggiori probabilità di superare con successo le sfide del nuovo scenario.

KPMG al fianco delle imprese per affrontare il rischio geopolitico

In questo contesto KPMG continua a supportare le aziende, non solo con un’offerta commerciale ad hoc per gestire il rischio geopolitico, per approcciare l’internazionalizzazione del Made in Italy, per ridisegnare le supply chain, per mitigare gli impatti negativi dei dazi, ma anche con contributi di Thought Leadership per orientare piani strategici e scelte di investimento: insights che analizzano e cercano di interpretare quello che sta succedendo e una serie di incontri tematici, in collaborazione con esperti, think tank, per condividere idee e soluzioni e confrontare esperienze e best practice.