Oggi l’AI irrompe con forza nel quotidiano e nel dibattito dell’opinione pubblica e rappresenta un argomento in molti casi divisivo, tra entusiasmo e scetticismo, verso un’innovazione che può rappresentare un vero e proprio ‘game changer’.
Quello che è certo è che non si tratta una moda passeggera, ma rappresenta un cambio di paradigma nel modo di lavorare, di fare business e di stare sul mercato.
Su queste tematiche oggi il mondo delle imprese sembra avanzare a due velocità: da un lato ci sono alcune aziende, in molti casi di dimensioni maggiori, che stanno effettuando investimenti consistenti nell’AI e sperimentano nuovi percorsi di crescita, mentre dall’altro ci sono realtà ancora impreparate e che in molti casi non hanno le disponibilità economiche per investire in tecnologia e formazione. Nel medio-lungo periodo questo potrebbe creare ulteriori squilibri, perché le imprese digitalmente mature avranno prestazioni migliori. Molte aziende oggi non sfruttano appieno il valore dei dati, della tecnologia e delle persone. Il sotto investimento in dati e fondamenti tecnologici e nell'alfabetizzazione digitale mette a rischio i guadagni futuri. La carenza di capitale e la domanda di nuove capacità digitali, unite a cambiamenti radicali nei modelli di business, spingeranno le aziende a ripensare i propri ecosistemi di alleanze.
L’AI offre grandissime opportunità, ma la sua adozione pone anche rischi e sfide. Per favorirne l’adozione, le persone devono avere la certezza che venga sviluppata e adottata in modo responsabile e affidabile.
Al di là dell’hype del momento, l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale rappresenta una nuova rivoluzione industriale, che rende necessario per i leader aziendali una visione più ampia e strutturata del fenomeno al fine di comprendere le diverse implicazioni per le aziende.
È fondamentale che l’AI non sia visto solo come uno strumento per recuperare efficienza o produttività, ma deve essere letto anche alla luce delle aspettative di dipendenti e lavoratori, in ottica di Human Innovation con le persone al centro dell’innovazione. Per questo l’AI va vista non tanto come uno strumento di automation, quanto invece come uno strumento di augmentation: non uno strumento che si sostituisce alle persone, bensì qualcosa di complementare che le ‘potenzia’ e le aiuta a cogliere nuove opportunità.
Trovare il giusto equilibrio tra intelligenza umana e artificiale sarà la sfida per le aziende del futuro, per cogliere tutte le opportunità offerte dalla tecnologia, ma mantenendo le persone al centro delle strategie di business.
L’AI nelle aziende italiane: i risultati della survey KPMG-IPSOS
Con l’obiettivo di comprendere l’approccio delle grandi aziende italiane all’AI e di misurare il livello di conoscenza delle potenzialità e degli ambiti di applicazione, KPMG, in collaborazione con IPSOS, ha effettuato un’indagine su un campione di 150 aziende italiane di grandi dimensioni.
Dai risultati della survey emerge come l’AI sia un tema di forte interesse per le grandi aziende italiane, con quasi la metà (43%) che ha già avviato progetti in questo ambito e la maggioranza (57%) che prevede di farlo in futuro. Il 73% delle aziende, infatti, ritiene che grazie allo sviluppo dell’AI la situazione economica della propria azienda migliorerà.
Il 64% dei rispondenti ritiene che l’AI cambierà il modello di business dell’azienda, soprattutto nell’area produzione.
Secondo quanto emerge dai risultati della survey KPMG-IPSOS, le aziende sono affascinate dalle opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale, tra cui in particolare l’aumento della produttività, la disponibilità di informazioni ed insight a supporto dei processi decisionali e il miglioramento dei prodotti e servizi offerti, ma riconoscono anche le sfide legate soprattutto alla necessità di una trasformazione culturale da parte del management, di una formazione specifica per i dipendenti e dall’implementazione di nuovi processi produttivi e operativi.