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Colonna portante dell’economia italiana, con forza, grinta e passione continuano a crescere nonostante le crisi del nostro tempo: le aziende familiari sono le protagoniste indiscusse dell’iniziativa ‘Ambasciatori d’impresa’, promossa da KPMG e UBS, in collaborazione con il Politecnico di Milano e con la media partnership del Sole 24 Ore.

La prima edizione si è svolta nella sala Parterre di Borsa Italiana, riunendo i più prestigiosi esperti di family business a livello nazionale, con l’obiettivo di valorizzare l’eccellenza e di far conoscere esperienze e storie di successo che possono rappresentare un modello di riferimento per tutta l’imprenditoria italiana.

Le aziende familiari hanno un ruolo chiave dal punto di vista economico, ma non solo, rivestono anche un ruolo sociale, generano un impatto sul territorio, influenzano le società.

Per meglio comprendere questo ruolo e sondarne i possibili sviluppi, il Comitato Scientifico composto dai professori Bernardo Bertoldi, Università di Torino, Emanuela Rondi, Università degli Studi di Bergamo, Alfredo De Massis, Libera Università di Bolzano, e Josip Kotlar, del Politecnico di Milano, ha presentato i risultati di una ricerca che ha raccolto le opinioni di 115 imprese, provenienti da 17 regioni d’Italia e da più di 90 settori differenti, con un fatturato medio al 2023 di quasi 101 milioni di euro.

Tra le evidenze dello studio emerge come il modello imprenditoriale familiare sia ad un punto di svolta. Oggi, infatti, diventa sempre più importante gestire l’anima imprenditoriale e quella patrimoniale per far sì che il patrimonio stesso dell’impresa non si deteriori, ma al contrario cresca.

L’innovazione è uno dei fattori che più vengono messi in luce dall’analisi, con un terzo delle aziende che afferma di aver adottato un piano strategico per l'innovazione considerando tutte le principali variabili operative, mentre il 28% dice di aver mantenuto gli stessi settori introducendo nuovi prodotti o servizi. Le aree più coinvolte nell'innovazione sono la produzione e la gestione amministrativa, con minori interventi in logistica, manutenzione e supporto.

La maggior parte delle aziende considera essenziale la pianificazione strategica dell'innovazione, mentre una minoranza valuta le iniziative singolarmente. Innovazione fa rima soprattutto con collaborazione, in un’ottica anche di open innovation. Le partnership con centri di ricerca, università, fornitori e clienti sono infatti frequenti.

Tornando al concetto di patrimonio, è emerso che il 65% degli imprenditori prevede che le future generazioni manterranno un ruolo imprenditoriale nell’impresa di origine, mentre il 21% ritiene che gestiranno solo il patrimonio familiare senza essere coinvolti in attività imprenditoriali. Interessante anche notare come le principali aspettative per il futuro della famiglia riguardano iniziative filantropiche e l'incremento dell'eredità in termini di patrimonio e dimensioni aziendali. Questo a testimonianza della vicinanza alla comunità locale e dell’interesse per lo sviluppo sociale dei territori in cui le imprese operano.

In chiusura, alle aziende è stato chiesto quanto essere in Italia può essere un vantaggio competitivo per crescere e avere successo. Il risultato è poco superiore alla sufficienza: un 6.2 che sottolinea le sfide e le difficoltà delle imprese familiari, pur considerando anche i vantaggi soprattutto per quei settori tipici del Made in Italy quali l’ospitalità, l’alimentare e il vitivinicolo.

“L’idea guida del progetto è quella di valorizzare le tante imprese italiane che magari non sono tutti i giorni sotto i riflettori delle cronache economiche, ma che creano ricchezza, danno occupazione e ricoprono posizioni di leadership sui mercati internazionali – ha commentato Mario Corti, Senior Partner di KPMG. Si tratta di imprese che hanno un forte legame con il territorio di appartenenza, aziende che hanno dato prova in questi ultimi anni di resilienza, capacità di adattamento e velocità nel reagire anche a situazioni di crisi. Le principali sfide che devono affrontare dal nostro punto di vista sono 3: gli investimenti in innovazione; la diffusione di competenze manageriali; la capacità di attrarre talenti. Quest’ultimo punto è cruciale perché senza capitale umano di qualità non possono esistere le imprese”.

“Mi ha colpito come più dell'80% degli intervistati abbia dichiarato di voler continuare ad accrescere in termini di dimensioni di impresa e di patrimonio ciò che ha ereditato dalle generazioni di precedenti – ha dichiarato Giovanni Ronca, Head of Wealth Management UBS Italia. Le altre due aspettative più riscontrate nella ricerca sono: perseguire iniziative filantropiche e/o che abbiano un impatto sulle comunità e sul pianeta e supportare e aiutare gli altri, promuovere attività sportive, supportare altri imprenditori. Questo evidenzia come le famiglie imprenditoriali debbano unire ad una sofisticata gestione del patrimonio, strutture e processi per organizzare la filantropia e il give back. In questo ambito le migliori pratiche internazionali possono offrire molti spunti per fare queste attività con approccio imprenditoriali, innovativi di alto impatto”.

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 Ambasciatori d’impresa
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