Supply chain e modelli operativi sono i principali fattori di rischio per la crescita, seguiti da cybersecurity e incertezza geopolitica, che era invece stata individuata lo scorso anno come minaccia numero uno.
Sono queste alcune delle principali evidenze che emergono dalla survey KPMG ‘CEO Outlook 2024’, che raccoglie le opinioni di più di 1.300 CEO delle più grandi aziende al mondo sulle prospettive dell’economia globale e sulle strategie per rispondere ad un contesto fortemente incerto come quello attuale. Lo studio giunge quest’anno alla decima edizione e offre una panoramica sull’andamento del sentiment dei leader globali, che hanno dimostrato forte resilienza nell’ultimo decennio, nonostante lo scenario globale profondamente incerto.
I CEO globali continuano ad essere fiduciosi
Il livello di fiducia dei CEO riguardo alla crescita globale rimane buono, ma in calo rispetto al dato di dieci anni fa. Nel 2024 il 72% dei rispondenti si dichiara fiducioso riguardo all’andamento dell'economia globale nei prossimi tre anni, rispetto al 93% registrato nel 2015. Una fiducia che è dimostrata anche dal fatto che il 92% dei CEO afferma di voler aumentare il numero di dipendenti della propria azienda nei prossimi tre anni, la percentuale più alta dal 2020.
I CEO mostrano ottimismo, nonostante sentano aumentare la pressione nel garantire la crescita nel lungo termine della propria attività: il 72% confessa di sentirsi più sotto pressione rispetto all'anno precedente.
Negli ultimi dieci anni, i CEO hanno cercato di creare fiducia in diversi modi, in particolare aumentando gli investimenti in innovazione e tecnologia, ponendo le persone al centro delle strategie di crescita e rinnovando il loro impegno verso ESG e sostenibilità come fonte di creazione di valore.
Fiducia dei CEO nell'economia globale (2015-2024)
Come si sono evolute le principali minacce alla crescita negli ultimi dieci anni
*Note 1 equals the top risk.
**In 2022 operational issues were not included as a risk option in the survey.
Technology and generative AI
Investire nell'innovazione: l'AI in primo piano
L'incertezza economica (53%) e l’adozione dell'intelligenza artificiale (50%) sono oggi i temi al centro dell’agenda dei CEO, con la maggior parte dei leader che sta confermando il proprio impegno ad aumentare gli investimenti in innovazione e tecnologia, inclusa l'AI, come motore di crescita.
La maggioranza dei CEO (64%) ha identificato l'AI come la principale priorità di investimento nel 2024, nonostante non si aspettino un ritorno sugli investimenti entro i prossimi 3-5 anni.
I CEO considerano le persone e le competenze come elementi centrali per realizzare il potenziale dell'AI generativa. Secondo i leader globali, i tre principali vantaggi dell'implementazione dell'AI quest'anno sono: maggiore efficienza e produttività, aggiornamento delle competenze della forza lavoro per essere pronti al futuro e maggiore innovazione organizzativa. Nonostante questo, i CEO rimangono consapevoli dei rischi legati alla rapida spinta all'implementazione di nuove tecnologie. Ben oltre la metà (61%) dei CEO ha citato le sfide etiche come la principale difficoltà da affrontare quando si implementa l'AI all'interno dell’azienda, seguita dalla mancanza di regolamentazione (50%) e di competenze e capacità tecniche (48%).
Se si guarda al rapporto tra nuove tecnologie e forza lavoro, oltre tre quarti (76%) dei CEO ritengono che l'AI non avrà un impatto rilevante sul numero di posti di lavoro nella propria azienda, ma solo il 38% ritiene che i propri dipendenti abbiano le competenze giuste per sfruttare appieno i vantaggi dell'AI e il 58% concorda sul fatto che l'integrazione dell'AI generativa li ha portati a riconsiderare le competenze richieste per i ruoli entry-level.
Mettere le persone al centro: si rinnova il dibattito sul ritorno in ufficio
Dal 2015 ad oggi, i CEO hanno dovuto fare i conti con profondi cambiamenti nei modelli di lavoro, con i dipendenti che oggi cercano sempre più equilibrio, flessibilità e un forte allineamento tra valori personali e aziendali. Questo cambiamento ha portato i leader a mettere le persone al centro delle loro strategie di crescita e a far evolvere le modalità di lavoro per attrarre e trattenere i talenti e per supportare crescita e produttività.
I risultati della survey di quest'anno mostrano una crescente convinzione da parte dei CEO che un ritorno in ufficio sarà possibile nel prossimo futuro: nel 2024 l'83% degli intervistati prevede un ritorno completo in ufficio entro i prossimi tre anni, una percentuale in netto aumento rispetto al 64% del 2023. Parallelamente, l’87% dei rispondenti afferma di essere disposto a collegare promozioni, premi e aumenti di stipendio per incentivare il ritorno in presenza in ufficio.
Sempre in tema di gestione dei talenti, quasi un terzo dei CEO (31%) afferma di essere preoccupato per i cambiamenti nel mercato del lavoro, in particolare per il numero di dipendenti che presto andranno in pensione e per la mancanza di lavoratori qualificati pronti a sostituirli. In risposta a questa carenza di talenti, l'80% dei CEO concorda sul fatto che le aziende dovrebbero investire nello sviluppo delle competenze e nell'apprendimento continuo.
Come si sono evolute le principali minacce alla crescita negli ultimi dieci anni
Percentuale complessiva di CEO che prevedono un pieno ritorno in ufficio nei prossimi tre anni
Prospettive triennali dei CEO sull' aumento dell'organico dal 2015 al 2024
L’attenzione verso le tematiche ESG come strumento di creazione di valore
Nel decennio analizzato, i CEO hanno confermato il proprio impegno verso ESG e sostenibilità come fonte di creazione di valore. Nel 2015 i CEO classificavano il rischio ambientale come uno dei fattori meno preoccupanti, mentre nel 2024, quasi un quarto (24%) riconosce che il principale pericolo legato al mancato rispetto delle aspettative ESG è quello di dare un vantaggio ai propri concorrenti, seguito dalla minaccia alla propria continuità (21%) e dalle sfide legate al recruitment (16%).
Nonostante in alcuni paesi si assista ad una crescente politicizzazione dell'agenda ESG, i CEO sono particolarmente sensibili all'impatto che le questioni ESG possono avere sulla fiducia e sulla reputazione della propria azienda. Tre quarti (76%) dei CEO hanno affermato che sarebbero disposti a cedere una parte del business, anche se redditizia, nel caso in cui questa danneggi la reputazione aziendale, mentre il 68% dei CEO afferma che prenderebbe posizione su una questione politica o sociale controversa, anche se il Consiglio di Amministrazione sollevasse preoccupazioni in merito. Tuttavia, ben oltre la metà (66%) dei CEO ammette di non essere preparata a rispondere alle crescenti aspettative degli stakeholder, così come degli azionisti, quando si tratta di temi ESG.
In risposta alle crescenti pressioni degli stakeholder ed esterne, i CEO sembrano anche aver cambiato il modo di comunicare i propri sforzi ESG. Secondo i risultati della survey di quest’anno, il 69% dei CEO dichiara di aver adattato il proprio linguaggio e la terminologia utilizzati per soddisfare le mutevoli esigenze degli stakeholder. È interessante notare come, anche alla luce del fatto che nel 2025 molte aziende riferiranno riguardo ai propri obiettivi ambientali, il 30% dei CEO ritiene che il più grande ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi climatici sia la complessità rappresentata dalla decarbonizzazione della propria supply chain, un problema ulteriormente aggravato dalle attuali tensioni geopolitiche in tutto il mondo con impatto sulle principali rotte commerciali globali.
Il punto di vista dei CEO sull'ESG
I principali risultati del campione di CEO italiani
Confrontando i risultati del campione globale con le evidenze emerse in Italia, i CEO italiani si mostrano più preoccupati riguardo alla crescita futura dell’economia nel suo complesso e della propria azienda. Il 68% dei CEO italiani è fiducioso nelle prospettive di crescita dell’economia globale (rispetto al 72% dei rispondenti a livello globale), un dato in calo rispetto al 73% dello scorso anno. Il 76% afferma di sentirsi sotto pressione per garantire la crescita nel lungo termine della propria azienda, rispetto al 72% a livello globale.
L’AI si conferma, anche in Italia, uno dei temi oggi al centro delle agende dei CEO, tra opportunità e sfide future. I CEO italiani dimostrano maggior ottimismo riguardo all’implementazione dell’AI in azienda: il 52% dei CEO italiani identifica le tematiche etiche come la principale sfida legata all’implementazione dell’AI in azienda, rispetto al 61% a livello globale, e il 72% ritiene che la propria azienda abbia gli strumenti per implementare le competenze dei dipendenti per sfruttare appieno i benefici dell’AI generativa, rispetto al 64% a livello globale.
In ambito ESG, cresce la consapevolezza dell’impatto che queste tematiche hanno su fiducia e reputazione e questo aumenta la pressione sui leader aziendali, in particolare in Italia. Il 50% dei CEO italiani ritiene che la strategia ESG abbia un forte impatto sulla costruzione di relazioni con i clienti e di un’immagine positiva del brand, rispetto al 34% a livello globale, mentre il 92% riconosce, in qualità di leader aziendale, la propria responsabilità di promuovere una maggiore mobilità sociale, rispetto all’80% a livello globale.
Per quanto concerne la gestione dei talenti, i CEO italiani confermano la propria posizione riguardo ad un possibile ritorno a modalità di lavoro pre-pandemiche, pur riconoscendo che altri temi, quali flessibilità, tematiche IDE e valori aziendali, potrebbero influenzare la crescita futura e la competitività. Il 94% dei CEO in Italia si aspetta un completo ritorno in ufficio entro i prossimi tre anni, rispetto all’83% registrato a livello globale. Elevata l’attenzione verso la parità di genere: il 90% dei CEO italiani concorda sul fatto che raggiungere l’equità di genere nel proprio C-suite li aiuterà a realizzare le proprie ambizioni di crescita, rispetto al 79% a livello globale.