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Nel 2023, il settore bancario italiano ha mostrato ulteriori segnali di robustezza, consolidando i risultati positivi registrati già nel 2022, nonostante le sfide macroeconomiche persistenti.

La politica monetaria della BCE ha avuto impatti positivi sul conto economico del sistema bancario italiano

L’incremento dei tassi di riferimento a seguito dell’avvio della politica monetaria restrittiva attuata dalla BCE ha portato ad un forte aumento del margine di interesse, con una conseguente crescita significativa della redditività complessiva. Il margine di interesse ha beneficiato in modo particolare dall'incremento dei tassi di impiego, che ha superato l'incremento dei tassi di raccolta. Questo ha portato a un allargamento della forbice tra il rendimento medio degli impieghi e il costo medio della raccolta, migliorando così la redditività delle banche. Nonostante una lieve flessione delle commissioni nette, il margine di intermediazione del settore bancario è cresciuto, riflettendo un miglioramento generale della redditività.

I gruppi bancari del campione analizzato chiudono quindi il 2023 con un utile pari a 24,8 miliardi di Euro e un ROE che si attesta mediamente al 12,9%.

Prosegue il trend di miglioramento della qualità del credito

Il sistema bancario italiano conferma per l’ottavo anno consecutivo il trend di progressivo miglioramento della qualità del credito, registrando un’ulteriore riduzione dello stock di crediti deteriorati, che si conferma su livelli nettamente inferiori rispetto al picco del 2014-2015.

Oggi i gruppi bancari del campione analizzato presentano indicatori di qualità del credito migliori rispetto a dieci anni fa, sia in termini di incidenza degli impieghi deteriorati, sia per quanto concerne il costo del credito, sia in termini di livelli di copertura dei non performing loan.

Il sistema bancario italiano dimostra di aver superato gli effetti della pesante crisi della qualità del credito che aveva colpito il settore soprattutto nel periodo 2012-2015 e che aveva portato i non performing loan su livelli prossimi ai 300 miliardi di Euro e si prepara ad affrontare le sfide del nuovo contesto macroeconomico con basi più solide.

Nel 2023 la qualità del credito si è mantenuta su livelli eccellenti, grazie da un lato al generale rafforzamento dei processi di concessione, monitoraggio e gestione del credito attivato dai gruppi bancari nel corso degli ultimi anni e dall’altro lato dalle importanti azioni straordinarie di de-risking attuate dalle istituzioni finanziarie nel recente passato che ha portato ad una riduzione significativa dell’NPL Ratio.

I gruppi bancari italiani rispettano ampiamente le richieste delle autorità di vigilanza in termini di dotazione patrimoniale

Il combinato disposto di un biennio di forte redditività unito ad una solida qualità del credito ha consentito ai gruppi bancari di mantenere anche un elevato livello di patrimonializzazione. Le banche italiane presentano livelli di patrimonializzazione robusti, con indicatori CET1 Ratio e Total Capital Ratio ampiamente superiori ai requisiti minimi regolamentari ed allineati con i ‘peer’ a livello europeo. Questo permette al sistema bancario di affrontare il futuro con maggiore serenità rispetto al passato, grazie anche all'adeguata copertura delle perdite potenziali sui crediti deteriorati.

I lievi incrementi del CET1 Ratio e del Total Capital Ratio registrati nell’ultimo anno sono frutto della flessione delle attività ponderate per il rischio (RWA), più che proporzionale rispetto alla riduzione osservata dal Capitale Primario di classe 1 (CET1) e dai fondi propri.

Segnali positivi arrivano anche dall’andamento del Texas Ratio, che misura la ‘qualità’ del portafoglio creditizio rispetto alla dotazione patrimoniale delle banche. Nel 2023 questo indicatore segna un moderato miglioramento, sia in termine di valore medio per cluster dimensionali, sia se si analizzano i singoli operatori, riflettendo le significative iniziative di ‘deleveraging’ poste in essere nel settore finanziario per la riduzione dei crediti deteriorati (NPL). Per il quinto anno consecutivo tutti i gruppi del campione presentano un Texas Ratio inferiore al 100%, indice di un livello di rischio residuo - al netto delle rettifiche - inferiore alle disponibilità patrimoniali.

Il tema del miglioramento dell’efficienza rimane centrale anche per i prossimi anni

Nel 2023 proseguono i piani di razionalizzazione della rete di filiali e di riduzione del numero di dipendenti dei gruppi bancari italiani, con effetti contrastanti sui principali indicatori di efficienza.

Il Cost/Income Ratio del campione analizzato fa registrare un netto miglioramento, grazie agli ottimi risultati sul lato della redditività e alla riduzione dei costi operativi.

Tuttavia, permangono margini di miglioramento in termini di efficienza operativa. Nonostante sia proseguita l’ottimizzazione delle strutture operative e delle risorse, con un consistente calo del numero delle filiali e del numero di dipendenti, la flessione dei costi operativi è risultata meno che proporzionale, portando alla crescita dei costi operativi per risorsa e per sportello.

Gli effetti delle politiche di ottimizzazione delle strutture sul conto economico dei gruppi bancari del campione si osserveranno in modo più consistente nel medio periodo: i gruppi bancari, infatti, stanno ancora scontando gli effetti del turnaround sui modelli di business, con i relativi oneri straordinari nel breve periodo, e delle forti pressioni regolamentari, con ingenti impatti in termini di adeguamento di strutture operative, competenze e organici, nonché gli effetti delle turbolenze finanziarie e geopolitiche e del contesto macroeconomico estremamente incerto sui bilanci bancari.

 

 

Sono queste le principali evidenze che emergono dall’analisi di bilancio condotta su un campione di 17 gruppi bancari italiani, che rappresentano circa il 70% del sistema bancario italiano in termini di totale attivo consolidato.