La trasformazione digitale, le tensioni geopolitiche, il conflitto russo-ucraino e la forte ripresa dell’inflazione stanno avendo importanti impatti non solo a livello macroeconomico, ma anche sulle prospettive del settore bancario, sempre più chiamato a sostenere imprese e famiglie in uno scenario incerto e volatile.
Sono questi alcuni dei temi affrontati nel corso di ‘The Global Banking Forum’, la seconda edizione dell’evento promosso da Eccellenze d’Impresa, Prometeia e Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa, con il patrocinio della Commissione Europea e di Borsa Italiana.
Di seguito alcuni tra i tanti spunti emersi nel corso della giornata, che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle più importanti banche e istituti finanziari italiani e internazionali, economisti, esponenti di istituzioni e organismi internazionali e personalità di spicco del mondo della finanza.
Pier Carlo Padoan, Presidente, UniCredit
Stiamo attraversando una fase caratterizzata da diverse e profonde trasformazioni. Le banche europee soffrono della frammentazione del sistema europeo, in termini di policy, regolamentazione e sistemi di lending. La trasformazione digitale può consentire al sistema bancario europeo di fare quel salto di qualità per chiudere il gap con i competitor americani. Per stimolare la crescita della produttività servono nuovi business model e le banche europee sono chiamate ad effettuare ingenti investimenti in innovazione, in quanto in futuro il vero valore si estrarrà dai dati. In quest’ottica, l’Open Finance è un modo rivoluzionario di vedere la competitività che integra cooperazione e collaborazione. Le banche stanno cambiando pelle e devono collaborare sempre più con il mondo fintech.
Leopoldo Attolico, Citi Country Officer Italy
Il confronto tra il sistema bancario europeo e quello americano è impari. C’è innanzitutto un tema di dimensioni: tra le prime dieci banche globali per capitalizzazione non c’è più nemmeno una banca europea. Anche in termini di profittabilità, il ROE delle banche americane si attesta su valori doppi rispetto alle banche europee. Di conseguenza, le banche americane hanno maggiori capacità di investimento e l’opportunità di digitalizzare e di innovare è inevitabilmente legata alla capacità di investire.
La motivazione alla base di queste differenze è dovuta ai diversi business model che caratterizzano i due sistemi: le banche americane hanno una maggior presenza sui mercati Fixed Income e Investment Banking, mentre le banche UE hanno un modello di business più tradizionale, che ha sofferto maggiormente per lo scenario di tassi ai minimi e per le recenti crisi.
L’economia europea sarà più colpita dal conflitto russo/ucraino e di conseguenza anche il settore bancario europeo subirà maggiori conseguenze. Tuttavia, l’attuale dinamica inflattiva al rialzo porterà un aumento dei tassi d’interesse, che dovrebbe aumentare il margine d’interesse delle banche europee e, dunque, migliorarne la profittabilità.
Giuseppe Lusignani, Vice Presidente, Prometeia
La competizione delle Big Tech sta erodendo i ricavi delle banche, in particolare negli Stati Uniti, ma anche in Europa. L’accelerazione digitale e tecnologica cambierà i modelli di business bancari. Gli investimenti in tecnologia sono molto diversi e in Europa non ci sono strategie uniformi. Manca un modello di trasformazione tecnologica e digitale comune. L’innovazione digitale rappresenta una grande sfida anche per l’attrazione delle competenze: le banche competono con le Big Tech Company ed emergono vincoli e difficoltà nella capacità di attrarre risorse e talenti.
Aumentare il livello di concentrazione del sistema bancario italiano è una strada importante, ma non è detto che sia la soluzione ai problemi di redditività. Avranno un ruolo importante i consorzi e i gruppi industriali che forniscono servizi tecnologici, che consentono alle banche piccole di essere competitive.
Rony Hamaui, Segretario generale, ASSBB
I sistemi bancari europei hanno resistito bene agli impatti della pandemia. I livelli di patrimonializzazione (CET1) sono cresciuti ovunque. Anche dal punto di vista dell’intermediazione creditizia, le banche hanno continuato a dare credito e gli NPL sono diminuiti, grazie anche a cartolarizzazioni e dismissioni e agli effetti positivi di garanzie e moratorie. Le banche oggi si trovano ad affrontare una nuova crisi e la guerra in Ucraina colpirà le banche USA e UE in modo asimmetrico, con effetti diretti, ma anche effetti indiretti, più difficili da stimare e che potrebbero avere impatti negativi maggiori in Europa. Gli effetti sul sistema bancario meritano un ripensamento del modello di servizio bancario per fornire soluzioni innovative alle aziende.
Lorenzo Macchi, Partner, Head of Banking, KPMG
Le banche italiane stanno facendo passi da gigante sulle strategie ESG, come evidenziano anche i loro piani industriali. C’è, però, ancora molto lavoro da fare sulla raccolta, sull’organizzazione e sulla modellizzazione dei dati. KPMG ha predisposto un benchmark su 33 banche ‘significant’ di 6 Paesi UE in merito al livello di adeguamento alle aspettative BCE su ‘Climate & Environmental Risk’. La piena adeguatezza alle aspettative è attesa nella maggior parte dei casi entro il 2024, con una maggiore velocità di adeguamento su temi organizzativi e di governance.
La disponibilità di dati impatta fortemente sui tempi di adeguamento: l’acquisizione dei dati è la sfida principale per le banche in ottica di integrazione dei temi ESG nei modelli di business.
Gian Maria Milesi-Ferretti, Senior Fellow, The Brookings Institution
Negli USA le ripercussioni dell’incremento del costo dell’energia saranno inferiori rispetto all’Europa, in quanto il mercato statunitense dipende meno dalle forniture russe. L’impatto più importante negli USA sarà in termini di pressioni inflazionistiche, più forti perché la ripresa è più forte, con il rischio di alimentare una spirale prezzi/salari. Nella Zona Euro si osserveranno, invece, impatti più consistenti, ma un’inflazione più contenuta. In Europa le preoccupazioni delle autorità economiche saranno concentrate sulla crescita economica, messa alla prova dall’incremento dei costi dell’energia e di alcune materie prime (es. fertilizzanti, grano, ecc.), dalle tensioni sull’offerta e dai conseguenti problemi nelle catene di produzione.
Gregorio De Felice, Chief Economist, Intesa Sanpaolo
L’Europa sarà più colpita dal conflitto russo-ucraino rispetto agli USA, con impatti derivanti da fattori commerciali (import/export) e legati ai mercati finanziari (incertezza e aumento del premio per il rischio). L’Italia subirà impatti rilevanti dall’incremento dei costi di gas e petrolio, in quanto il 78% del nostro fabbisogno energetico è soddisfatto da queste fonti. Per le famiglie si assisterà ad un’erosione del potere d’acquisto, soprattutto per due categorie di beni: elettricità/gas (+57% rispetto al 2021, +83% rispetto al 2020) e beni alimentari (+7/8%), con un incremento medio di circa 2.000 euro all’anno per nucleo familiare.
Per la crescita economica italiana, si stima un +3% per il 2022 (rispetto al +4,3% prima del conflitto) e un +1,6% per il 2023 (rispetto al +2,4% prima del conflitto). Tutto dipenderà anche dall’evoluzione del conflitto e dalle risposte di politica economica alla crisi.