Oggi alle organizzazioni viene richiesto da trattati internazionali, governi locali e investitori di misurare e fornire un reporting accurato della propria esposizione ai rischi climatici, spiegando nel dettaglio le strategie e i percorsi che intendono implementare per coniugare profitti e sostenibilità.

Il nuovo studio ‘Towards Net Zero’ di KPMG mira a fornire criteri di qualità alle aziende impegnate nella rendicontazione del proprio impatto ambientale e vedere come le 250 aziende più grandi del mondo (G250) si confrontano con queste metriche.

Inoltre, ‘Towards Net Zero’ consente a investitori, istituti di credito, assicuratori, gestori patrimoniali e agenzie di rating di valutare l’efficacia dei report redatti e le possibili lacune ancora da colmare.

Criteri da adottare per creare report di qualità

La crisi climatica richiede una riallocazione dei capitali verso progetti sostenibili, trasformando i rischi climatici in opportunità. Per farlo, tuttavia, è necessario migliorare la quantità, la qualità e la comparabilità della reportistica. La necessità di report completi cresce di pari passo alle iniziative pubbliche e private, come quella del Climate Action 100+ – un gruppo di investitori di 500 aziende con oltre 47mila miliardi di dollari di asset under management – che ha recentemente richiesto alle 160 aziende più grandi del mondo di rendere pubbliche le proprie strategie di riduzione delle emissioni (45% entro il 2030 e net zero entro il 2050).

Oggi, più della metà delle G250 analizzate nello studio riconosce pubblicamente il cambiamento climatico come un rischio finanziario. Il rapporto mette in luce anche le significative lacune nella segnalazione delle analisi dei possibili scenari e delle metriche previsionali.

KPMG ha sviluppato 12 metriche qualitative per una buona rendicontazione aziendale sul rischio climatico e sulla transizione ‘net zero’ che si basano sulle intuizioni degli esperti di divulgazione climatica combinate con gli elementi chiave delle raccomandazioni della Task Force on Climate related Financial Disclosures (TCFD), e altre best practice in evoluzione.

Risultati e conclusioni

I ricercatori hanno valutato le segnalazioni fatte dai G250 rispetto alle 12 metriche qualitative selezionate da KPMG, evidenziando i gap da colmare per una buona rendicontazione climatica. Tuttavia, a un'osservazione più attenta, non sfuggono notevoli variazioni nella qualità del reporting a seconda delle aree geografiche e dei settori coinvolti. Ad esempio, le aziende giapponesi dimostrano un’ottima governance del rischio climatico, ma sono ancora poco chiare nelle strategie di decarbonizzazione, mentre quelle tedesche sono leader mondiali nella definizione degli obiettivi di decarbonizzazione, ma ancora in ritardo nella rendicontazione trasparente dei propri progressi.

Il settore tecnologico, quello dei media e delle telecomunicazioni sono in prima fila nel riconoscimento del rischio finanziario del cambiamento climatico, sebbene solo il 20% delle relative aziende stia seguendo le raccomandazioni TCFD sulle analisi degli scenari nella valutazione e divulgazione dei potenziali rischi a cui sono esposte.