Innovazione in azienda, tra paure e aspettative. La ricerca KPMG/IPSOS.

Innovazione in azienda. La ricerca KPMG/IPSOS.

Per la trasformazione digitale non bastano gli investimenti in tecnologia. Servono nuovi modelli di leadership e formazione.

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Domenico Fumagalli

Partner, Audit

KPMG in Italy

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In questo periodo di disruption pervasiva, le imprese italiane stanno rispondendo al cambiamento investendo più in tecnologia che in capitale umano. Oggi pochi leader guidano personalmente la trasformazione digitale in azienda, delegando figure tecniche cui spesso manca una visione d’insieme.

È quanto emerge dal sondaggio ‘L’innovazione in azienda tra paure ed aspettative’, realizzato da KPMG e IPSOS, presentato in occasione dell’evento KPMG ‘The Frame: Human Innovation’, durante il quale si è discusso del tema degli impatti della tecnologia sul mondo del lavoro, dell’evoluzione dei modelli di leadership, dell’organizzazione aziendale e dei possibili mutamenti del mercato del lavoro.

L’indagine è stata realizzata nel mese di settembre 2019 ed ha coinvolto circa 250 tra esponenti del mondo della ricerca e sociologi, economisti, top manager di grandi aziende, esperti del mondo del lavoro e opinion leader.

Dalla ricerca emerge che la trasformazione digitale è percepita come un processo in chiaroscuro che pone manager ed imprenditori dinanzi a temi complessi di difficile risoluzione.

Investimenti in tecnologia, le figure tecniche guidano il cambiamento

La maggioranza delle aziende italiane sta affrontando i processi di trasformazione digitale quasi esclusivamente con investimenti in tecnologia (57%), più che nella formazione della forza lavoro (43%) o nella revisione dei modelli organizzativi. 

Questi processi sono gestiti prevalentemente da figure tecniche, da manager responsabili dei sistemi informativi (38%) o responsabili della finanza (21%). Queste figure rischiano tuttavia di avere una visione troppo verticale e parziale, soprattutto dei possibili impatti in termini sociali di certe dinamiche.

Solo in pochi casi i vertici delle aziende come Amministratori Delegati (18%), Presidenti (9%) e Imprenditori (3%) sono impegnati in prima persona in questi progetti di cambiamento.

Inoltre le imprese, sebbene siano consapevoli della necessità di farsi carico degli inevitabili impatti sociali (43%) conseguenti alla trasformazione digitale, chiedono anche l’intervento dello Stato (41%) e l’attivazione degli incentivi fiscali (66%) per contenere l’inevitabile trade-off tra la tutela dei lavoratori ed il raggiungimento dei profitti.

Questo approccio è un segno evidente che oggi il digitale viene visto ancora in una chiave prevalentemente tecnologica, efficientista e limitativa, mentre manca la consapevolezza di una visione d’insieme di certi fenomeni.

Italia in ritardo sulla digitalizzazione

Nel complesso, in tema digital si osserva un certo ritardo tra le aziende italiane. In molti casi, le imprese del nostro Paese sono ai primi passi sui temi della digitalizzazione e spesso rincorrono modelli importati dall’estero: solo il 48% infatti ha una chiara strategia da mettere in atto.

Le ragioni del ritardo sono diverse: dalla carenza di politiche industriali sull’innovazione, alla scarsa sinergia tra imprese, fino alla mai compiuta integrazione tra mondo imprenditoriale e ricerca. C’è soprattutto una difficoltà di visione nel prefigurare tutte le opportunità della trasformazione digitale e nell’implementazione di nuovi modelli di business. 

Il capitale umano nell’era della digital transformation

La questione del capitale umano in azienda è diventato un tema impellente che le imprese non possono più rimandare.

Il 45% delle aziende intervistate stima di dover riqualificare una quota superiore al 30% del personale. Queste stesse aziende prevedono anche una forte riduzione di risorse tra le categorie di impiegati e operai semplici.

Il ricorso al taglio del personale come conseguenza dei processi di digitalizzazione divide i manager (50%), sebbene la maggior parte riconosca la necessità di sostituire le figure presenti in azienda con altre più giovani e preparate (60% delle aziende).

In sintesi, la portata delle sfide della digitalizzazione è più ampia. Non si tratta di gestire le risorse umane soltanto dal punto di vista delle competenze tecniche necessarie: occorre un più profondo e radicale cambio nel modus operandi, ossia del modello organizzativo (29%), la cui revisione si accompagna alla necessità di trovare un giusto equilibrio tra capitale umano e tecnologico (31%).

Emerge, inoltre, una chiara consapevolezza della necessità di coinvolgere i dipendenti nel processo di trasformazione digitale in modo da scongiurarne la percezione di minaccia (98% delle aziende). La trasformazione digitale implica necessari investimenti in formazione anche a costo di dover rinunciare a parte della redditività: questa visione accomuna il 77% delle aziende.

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