Provare a riconnettere mondo dell’impresa e mondo della cultura umanistica. È l’obiettivo della quinta edizione di ‘The Frame’, il format ideato da KPMG e dall’Economia del Corriere della Sera per riflettere su alcuni dei temi più controversi dell’innovazione.
Il titolo, Essere Umani nell’era dell’AI. La governance tra percezione, razionalità ed emozione, mette subito in evidenza il principale tema affrontato: la dinamica tra Sapiens e Intelligenza Artificiale, oltre alla modalità con cui si è scelto di parlarne. Una pluralità di voci, sguardi lucidissimi sullo stato dell’arte e sulle evoluzioni future: filosofia antica e contemporanea, etica e diritto, il potere delle parole e l’impatto sulla società civile, il mondo delle imprese e le grandi evoluzioni geopolitiche e macroeconomiche.
Per la prima volta quest’edizione rompe gli schemi tradizionali di evento aziendale per aprirsi, nell’iconica cornice del Teatro Franco Parenti di Milano, a un pubblico più ampio. L’Intelligenza Artificiale rappresenta un tema che deve riguardare tutti, anche per vincere la pericolosa deriva che vorrebbe la rivoluzione digitale in mano a una ristretta élite. L’obiettivo è quello di fornire una ‘massa critica di pensiero’ per provare ad arginare la forza dirompente della rivoluzione tecnologica e rimettere l’uomo al centro.
Il Prologo: l’attrice Sonia Bergamasco recita Platone, Calvino e Harari
Il pubblico entra in sala accompagnato da un tappeto sonoro inizialmente quasi impercettibile, un crescente vociare indistinto di uomini e computer. Poi ecco che sullo schermo irrompono le immagini: fiumi in piena, manifestazioni di piazza, gli incendi di Los Angeles, i volti di Musk, Trump, Meloni, il progresso che monta e sembra non fermarsi mai. Il caos del nostro mondo.
Una scarica di luce, silenzio, il frame centrale si illumina e in cima alla scala appare Sonia Bergamasco che recita un monologo per lei appositamente scritto a partire da diverse suggestioni, dal mito della caverna di Platone fino all’ultimo saggio di Harari passando per Calvino.
“Platone ci ha raccontato di uomini incatenati in una caverna, che possono osservare il mondo solo attraverso le ombre che arrivano dall’esterno. Per loro, l'unica realtà è quella delle ombre delle cose. Quando uno degli uomini si libera, può finalmente vedere la realtà delle cose. Ma gli rimane il dubbio, forse le ombre erano comunque più reali del reale? Dov’è la verità?”.
L’eclissi dell’analogico: keynote speech di Luciano Floridi, il filosofo che a Yale ha lanciato il Centro di Etica Digitale
Costruire la governance sulla tensione tra digitale e fisico, umano e ambientale e dunque analogico. È un meccanismo necessario per Luciano Floridi, il filosofo che ha letteralmente creato un filone di studi che prima non esisteva, quello dell’etica digitale. Per lui la governance, così come le regole, sono pensate per proteggere ciò che tecnologia non è, e quindi le persone.
“La regolamentazione dovrebbe proteggere e sostenere l’analogico. Il rischio è che sia digitale che l’analogico finiscano nelle mani della stessa persona. Il pericolo di una mancanza di democrazia diventerebbe enorme se le due chiavi di casa, quella del modello che controlla la realtà e quella del sistema che controlla il modello, finissero nelle mani della stessa persona. Per questo l’Europa con le sue regole è importante”.
Il Presidente di Fondazione Cariplo accende un faro sulla governance
Ignoranza, intolleranza e mancanza di capacità di ascolto sono i mostri che ci portano ad avere paura del futuro. Questi mostri si combattono con le loro antitesi; quindi, ad esempio, l’ignoranza si batte con la conoscenza, investendo nella formazione e nello sviluppo del capitale umano. Ne è convinto Giovanni Azzone, Presidente Fondazione Cariplo, già rettore del Politecnico di Milano, che in conversazione con Daniele Manca disegna i contorni di un mondo in cui la tecnologia possa essere qualcosa che migliora la qualità della vita in modo diffuso e aperto per tutti.
“L’innovazione non ha di per sé però una connotazione positiva o negativa. La regola aurea dovrebbe essere: è qualcosa che aiuta la coesione sociale o è qualcosa che la distrugge? Se ci troviamo nel secondo caso la soluzione non è bloccare l’innovazione, ma trovare il modo di estrarre valore per tutti”.
Regolamentare il futuro: alla ricerca dell'equilibrio tra tutela dei diritti e innovazione
Per mantenere la cosiddetta supremazia del Sapiens, per non perdere il controllo, per arginare le paure che l’AI può scatenare e già ha scatenato nella nostra società una strada è quella della regolamentazione. Oreste Pollicino, Professore di Diritto Costituzionale e Regolamentazione dell’AI all’Università Bocconi, offre una prospettiva globale, sottolineando differenze e possibili punti di contatto tra i diversi approcci, americano ed europeo.
“Una delle sfide politiche ed intellettuali centrali del nostro tempo è la dicotomia tra l’UE, che rischia di essere il continente della regolamentazione, e gli USA che con l’arrivo di Trump sono sempre di più l’area del libero mercato e della deregulation. Come superare questa asimmetria? L’UE può trovare una sua strada originale nella sua tradizione di economia sociale di mercato”.
Chi ha paura dell’AI? Per il numero uno di Leonardo chi non la conosce
Per Roberto Cingolani, CEO di Leonardo, l’Intelligenza Artificiale di per sé non può fare paura, perché si tratta di una tecnologia che si può e si deve governare. Bisogna, però, saperla governare. La domanda da porsi è se il pericolo risieda nell’Intelligenza Artificiale o nella ‘stupidità naturale’ o, addirittura, nella furbizia naturale?
Oggi, in un mondo in cui l’uomo è passato dall’essere ‘l’uomo delle macchine all’uomo dei dati’, bisogna ripartire dall’educazione dei cittadini. Se non riusciremo a educare alla consapevolezza i cittadini del futuro saremo colti impreparati. Per stare sul mercato, parlare il linguaggio del XXI secolo e non perdere ulteriori treni nella competizione con Usa e Cina, l’Italia e con essa l’Europa debbano puntare su cinque fattori chiave.
“Per una società forte e AI-driven, con cittadini consapevoli, occorre far leva su cinque fattori: formazione continua, grande capacità di calcolo, un cloud sicuro, capacità di trasmettere, capacità di cifrare. Sono i cinque punti che inserirei nell’agenda del futuro. Su alcuni di questi non siamo messi male, ma l’emergenza, ora, è creare una società consapevole sui rischi e sui benefici dell’AI e delle nuove tecnologie”.
Come e perché è importante creare fiducia nell’AI: il one-to-one di Mario Corti, Senior Partner KPMG, con Daniele Manca
Per Mario Corti, Senior Partner KPMG, l’innovazione tecnologica è il motore del nostro tempo. Davanti a noi ci sono dei rischi, ma anche delle grandi opportunità. Soprattutto dobbiamo essere in grado di indirizzare questa potenza in modo da generare benefici per tutti.
Corti affronta il tema cruciale di come portare la fiducia, il ‘trust’, nelle organizzazioni, nei mercati e nella società per evitare un pericoloso ‘clash culturale’. Per creare fiducia in azienda, l’essere umano deve essere messo al centro di questa rivoluzione. Inoltre, l’AI deve essere accessibile a tutti.
“Il ‘Sistema Italia’ deve cavalcare la rivoluzione dell’AI soprattutto per fare innovazione di prodotto e per ripensare modelli organizzativi e processi che rischiano di essere ormai obsoleti. La sfida per imprenditori e manager è quella di portare i fattori distintivi del ‘Made in Italy’ negli algoritmi dell’AI. Per centrare questo obiettivo l’AI va collocata al cuore del modello operativo delle aziende, come driver della trasformazione”.
Il potere di essere umani: linguaggio, valori e significati. Il talk di Cristina Pozzi, Ceo e Co-Founder Edulia dal Sapere Treccani
Per parlare ai giovani di AI, ma non solo a loro, è necessario compiere una seria riflessione sul linguaggio. Cristina Pozzi, imprenditrice e divulgatrice, mette a confronto il linguaggio dell’AI, freddo ed efficiente, e il linguaggio degli uomini, capace di evocare ricordi e stati d’animo e in grado di esprimere concetti anche profondissimi.
“Abbiamo tecnologie che partecipano esplicitamente ai nostri pensieri e ai nostri ragionamenti e creano con noi un rapporto intimo. Ed è per questo che è così importante prendersi cura delle parole, sia delle nostre e sia di quelle che saranno le macchine a generare, perché porteranno con sé una serie di sfumature e di significati e noi vogliamo preservare sia queste sfumature sia la diversità culturale che egli esseri umani sono in grado di esprimere”.
L’AI e la democrazia
Luci e ombre dell’Intelligenza Artificiale in relazione alla democrazia, l’uomo politico contemporaneo, la necessità di scegliere autonomamente i propri fini. Sono gli spunti che emergono dall’intervista a Maurizio Ferrera, Editorialista Corriere della Sera e Professore di Scienza Politica all’Università degli Studi di Milano.
Ferrera parte da Aristotele per ricordarci come ‘essere umani’ significhi innanzi tutto essere ‘uomini politici’. L’AI è uno strumento che può significativamente potenziare e integrare la nostra capacità ‘politica’. Il suo ruolo sarà sempre più importante in particolare per trovare soluzioni concrete ed efficaci ai problemi collettivi. La politica non è però solo soluzione di problemi, ma anche riflessione e individuazione dei fini
“È sul fronte dei fini che l’AI può suscitare preoccupazione e paure. Lo scenario temuto è che l’AI si trasformi da strumento al servizio dei nostri fini a entità capace di autodeterminare dei fini propri. Oggi l’AI ha il potenziale di diventare uno strumento al servizio di nuovi demagoghi ‘algocratici’. La minaccia può essere sventata solo attraverso l’azione politica. Un’azione guidata da un obiettivo che forse non possiamo più dare per scontato: quello di restare umani, ossia capaci di scegliere autonomamente i nostri valori”.
La società dei ‘due livelli’: scenari attuali e futuri negli Stati Uniti e nel mondo. Federico Fubini intervista il Premio Nobel Daron Acemoglu
Un dialogo, quello tra l’editorialista del Corriere della Sera Federico Fubini e il Professor Daron Acemoglu, premio Nobel per l’Economia 2024, che mette in luce ed esplicita lo spirito che ha animato tutto l’evento, e cioè il rischio che l’AI possa generare una società dei due livelli, dove solo una ristretta élite arrivi a beneficiare del capitalismo dei dati. Come ricomporre questa frattura?
Stato, Istituzioni e Organizzazioni devono essere in grado di orientare uno sviluppo sostenibile e un progresso tecnologico che siano alla portata di tutti.
“Esiste la possibilità di sviluppare la Gen AI in una direzione a favore dei lavoratori, delle persone. Tuttavia, non è questa la direzione verso cui ci stiamo dirigendo. Dobbiamo mantenere una mentalità aperta e sperare in un ambiente più competitivo. Ma come ci arriveremo? Dobbiamo implementare una migliore regolamentazione e un migliore antitrust. Sfortunatamente questo non accadrà con Trump. L’UE può fare qualcosa, ma il problema è che l’UE non può essere un regolatore se non è anche un innovatore. Per l’Unione Europea non sarà facile diventare un vero innovatore, quindi ci aspettano tempi difficili”.